CATACOMBE DI ROMA
Con il termine "catacomba" si intende in genere un cimitero sotterraneo molto esteso, dalla planimetria piuttosto complessa, articolata in gallerie e cubicoli. La parola deriva senza dubbio dal toponimo "ad catacumbas" (kata kymbas=presso le cavità), relativo ad una depressione sul terreno conseguente allo sfruttamento di una cava di tufo a cielo aperto sulla via Appia, laddove si sarebbe sviluppato il settore più antico del cimitero di S. Sebastiano.Fin dall'alto medio evo, il termine venne quindi usato per indicare anche le altre reti cimiteriali allora note, che invece i visitatori antichi chiamavano cryptae. Le fonti per lo studio delle catacombe e degli ipogei primitivi sono costituite per lo più dalla documentazione fornita dagli scavi archeologici; esiste però anche un ampia serie di fonti epigrafiche e letterarie da cui trarre dati indispensabili ai fini della conoscenza di questo importante settore dell'archeologia cristiana, per lo più testi legati al culto dei martiri e documenti ufficiali della Chiesa romana, in particolare: gli Acta martyrum, copie degli atti dei processi pubblici ai martiri; le passiones, diffusisi soprattutto nel VI secolo, consistenti in racconti poco attendibili, salvo che negli aspetti topografici, sulla vita dei martiri; i calendari, ovvero elenchi redatti dalla Chiesa con il nome dei martiri venerati, la data di morte e il luogo della sepoltura (il più antico è il calendario filocaliano, redatto da Furio Dionisio Filocalo, calligrafo di papa Damaso (366-384), incluso nel Cronografo romano del 354; i martilologi, veri e propri cataloghi generali derivati dai calendari, contenenti in ordine cronologico notizie sulle celebrazioni di tutti i martiri di cui la Chiesa era a conoscenza, con indicazioni supplementari, come l'imperatore sotto il quale era avvenuto il martirio e il tipo di supplizio sofferto (per Roma, il più importante è il Martyrologium Hieronymianum, redatto nel V secolo); il corpus delle iscrizioni metriche redatte da papa Damaso e incise su grosse lastre marmoree dal calligrafo Filocalo,per essere apposte nelle vicinanze di tombe di martiri da lui monumentalizzate (sono giunte a noi circa una trentina di lapidi originali, più o meno frammentarie, e una cinquantina di iscrizioni, trascritte fedelmente da copisti alto medievali); i sacramentari, sorta di antichi messali, contenenti spesso dati topografici interessanti nel caso di testi relativi a biografie dei pontefici da Pietro a Martino V (1431), redatte in epoche diverse, con dati importanti su interventi di costruzione, di restauro e abbellimento realizzati dai singoli pontefici nei santuari suburbani dei martiri romani. A queste informazioni per così dire ufficiali va aggiunta un'importante messe di documenti alto medievali contenenti notizie specifiche sugli itinerari da percorrere, sui santuari cimiteriali e sulle catacombe con tombe di martiri; si tratta delle guide ad uso dei pellegrini, in genere esponenti del clero, che giungevano a Roma per visitare i luoghi santi e possibilmente procurarsi delle reliquie da destinare alle loro chiese d'origine.