Catacombe Ad Decimum
Ing. via Anagnina (km 3) Grottaferrata
Gruppo Archeologico Latino,
Via del Castello 33
Tel. 06.9419665
La piccola catacomba di ad Decimum, era pertinente ad un insediamento, sorto presso il X miglio dell'antica via Latina, che in questo tratto era parallela all'attuale via Anagnina. L'area cimiteriale, in uso tra la fine del III ed il IV secolo, è costituita da due gallerie principali scavate nel tufo, in leggero dislivello tra loro e da alcuni bracci minori, uno dei quali di collegamento tra due ambulacri. Le deposizioni sono generalmente molto povere, i loculi, infatti, sono in gran parte chiusi da tegole o da sottili lastre marmoree di reimpiego, con iscrizioni spesso solamente graffite o dipinte.
Entrati nella catacomba attraverso una ripida scala e preso il braccio sulla sinistra, su può vedere sulla destra un arcosolio nel quale è riutilizzato come pilastro un candelabro marmoreo, ornato da motivi vegetali e da aquile, databile nel I-II secolo. Di fronte è l'iscrizione del diacono Gennaro, della moglie Lupercilla e della figlioletta Martiria. Più avanti nei pressi di una biforcazione si possono vedere a terra sul lato destro alcune lastre marmoree, iscritte, menzionanti L. Funisolanus Vettonianus, personaggio che, come testimoniano altre iscrizioni, ricoprì le cariche di tribuno della plebe, triumviro monetale, curator viae Aemiliae, governatore della Dalmazia, della Pannonia e della Mesia, tra l'età di Nerone e quella dei Flavi. Le iscrizioni provengono sicuramente da uno dei mausolei che fiancheggiavano la via Latina. Continuando sul lato destro è un altro arcosolio, sorretto da un pilastrino scanalato. Prendendo invece alla biforcazione il braccio di sinistra si può vedere un arcosolio con architrave, sorretta da due colonnine con capitelli corinzi. Nella nicchia, entro una lunetta, era dipinta la scena, ora quasi del tutto scomparsa, dellatraditio legis. Al centro la figura del Cristo, nimbata, porgeva a Pietro, inginocchiato e sorreggente una croce il rotolo con la scritta Dominus lege(m) dat, alla presenza di San Paolo. La raffigurazione era inquadrata da due palme, su una delle quali era appollaiata la fenice, simbolo di resurrezione. Sulla sinistra entro un pannello, era rappresentato il defunto, con la scritta Biato (viator) e sulla destra era dipinta la resurrezione di Lazzaro. Sopra la lunetta palmizi e colombe alludevano al paradiso. Tornati nella galleria di accesso, si incontrano sulla destra alcuni cubicoli, uno dei quali in origine era decorato da pitture; nella volta, entro un clipeo era raffigurato il Buon Pastore tra quattro pecore, mentre sulla parete di destra era rappresentato Cristo con sei apostoli alla presenza di un orante. Dopo il secondo cubicolo sempre sul lato destro è un pozzo con accanto una cisterna. Circa all'altezza del terzo cubicolo, si diparte sulla sinistra un altro braccio, che presenta molti loculi ancora chiusi. Le iscrizioni menzionano: Felix e Iulia, Susanna, Tigris e ancora Victoria, Hilarosa, Prima, Canusia etc. Tornati nella galleria, sulla destra si apre il braccio di collegamento con l'altra galleria parallela, oltrepassandolo sulla fine della della galleria di accesso sono alcune brevi epigrafi in greco: quella di Aurelia Prima e quella di Musena Irene. Tornando indietro si può prendere il braccio di collegamento gia menzionato, lungo il quale si noterà l'iscrizione di Speranzio, posta dai suoi colliberti. Arrivati all'incrocio con la galleria parallela, andando verso sinistra si troverà tra le altre epigrafe in greco di Eutichiana, proseguendo invece sulla continuazione del braccio di collegamento si possono vedere l'iscrizione di Fiorentina e quella in greco di Epafrodito. Si andrà poi verso destra nella galleria parallela, sulla quale si aprono altri bracci minori. Entro questa galleria sono da ricordare l'iscrizione di Proficio, lettore ed esorcista, membro quindi del clero locale e sul fondo quella in greco di Ulpia Ilara, posta dal marito Ulpio Calligene e l'epigrafe fatta da Ilario per il fratello Marciano, sulla quale è incisa la figura del Buon Pastore e un vaso con colombe che beccano l'uva. Le testimonianze rinvenute nel cimitero hanno permesso di stabilire che la comunità di ad decimum era prevalentemente costituita da persone di ceto molto modesto, per lo più personale servile delle aziende agricole delle vicine ville patrizie.