Trinità dei Monti
La chiesa
Interno
Lapide terragna
La chiesa
Certo in questo caso non si può parlare di una chiesa poco conosciuta o appartata, visto che la Trinità dei Monti da quattro secoli è un elemento costante dei panorami romani, da tutti i principali punti di vista. Ma se il suo aspetto esterno è notissimo a tutti, non così è per quanto riguarda le vicende storiche e le opere d’arte conservate al suo interno. La chiesa nasce dal rapporto tra S. Francesco di Paola e il re Carlo VIII di Francia, così come il suo successore Luigi XII, che promuovono l’acquisto del terreno sul Pincio e la costruzione di una chiesa con convento per il nascente Ordine dei Minimi, fondato dal santo. Iniziata nel 1502, nel 1519 la chiesa era finita, mentre nel 1550 era terminato il convento. Successivamente il corpo della chiesa fu prolungato, erigendo la facciata, che venne completata su progetto di Giacomo Della Porta nel 1584, mentre la scalinata a doppia rampa fu eseguita nel 1587 su disegno di Domenico Fontana; la facciata, con i due campanili gemelli laterali, ha un aspetto singolarmente «goticheggiante» e transalpino, che testimonia dell’influenza francese, allo stesso tempo somigliando all’altra vicina chiesa del Della Porta, S. Atanasio dei Greci in via del Babuino, mentre il finestrone termale al centro della facciata la riequilibra in senso classico. L’interno è a una sola navata, con cappelle laterali, ed è diviso in due parti da una cancellata. La parte retrostante, alla quale è difficile accedere, conserva tratti della architettura tardogotica della fase iniziale. La terza cappella destra (Della Rovere) conserva un ricco ciclo di affreschi manieristi su disegno e parziale esecuzione di Daniele da Volterra; a sinistra, l’ottava cappella (Pucci), una delle prime a essere decorata, presenta un prezioso ciclo di affreschi opera di Perin del Vaga, con Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento; sempre di Perin del Vaga è la decorazione ad affresco della quinta cappella (Massimo), iniziata nel 1537 e completata tra il 1563 e il 1589 da Taddeo e Federico Zuccari.La seconda cappella sinistra ospita la celeberrima Deposizione di Francesco da Volterra, gia affrescata nella terza e distaccata nell’ottocento, che oggi, sebbene assai deteriorata, testimonia dell’elevato stile dell’artista che con maggior titolo di ogni altro può essere detto allievo di Michelangelo, la cui maniera espressa nel Giudizio Universale della Sistina qui ricalca. Il convento annesso, purtroppo non visitabile, conserva un bellissimo chiostro e splendidi ambienti affrescati; tra l’altro il refettorio è decorato da una eccezionale quadratura architettonica, opera di Andrea Pozzo (1694). Di fronte alla chiesa si erge l’obelisco Sallustiano, proveniente dagli omonimi Horti, qui collocato nel 1789 per volontà di Pio VI, a completamento, due secoli dopo, della strada Felice, oggi via Sistina, che Sisto V fece tracciare a collegamento del Pincio con la basilica di S. Maria Maggiore. Davanti all’obelisco si apre la Scalinata della Trinità dei Monti, della quale sarebbe fuori luogo qui parlare, se non per ricordare come, dopo oltre due secoli dallo stabilimento della presenza francese sul colle, fu realizzata anche per le forti pressioni della corte di Versailles. Di conseguenza su di essa sono visibili i gigli di Francia alternati alle aquile araldiche dello stemma di papa Innocenzo XIII, che fece eseguire la scalinata a Francesco De Sanctis, tra il 1723 e il 1726. La presenza francese sul colle sarà ribadita, a partire dal 1803, con la sede a villa Medici dell’Accademia di Francia, e anche con la sistemazione a giardino pubblico degli orti del Pincio, iniziata negli anni dell’occupazione napoleonica dal Valadier, e completata dopo la Restaurazione, patrocinio francese ricordato oggi dalla titolazione del piazzale panoramico a Napoleone I imperatore; nel giardino fu eretto nel 1822 un altro obelisco, l’ultimo di quelli pontifici.