Tarquinio il Superbo
L'ultimo re di Roma. Lucio Tarquinio assume nella leggenda di Roma il ruolo del personaggio "negativo". Gli stessi storici romani evidenziano la sua malvagità oltre ogni altro aspetto. Sposato con Tullia Maggiore non esita ad ucciderla per poter convolare a nozze con l'altra figlia di Servio Tullio, Tullia Minore (anch'ella uccide il marito per lo stesso motivo). La leggenda inizia a dipingere i successori di Servio Tullio nel peggiore dei modi, animati entrambi dal desiderio e dalla brama di potere. La cospirazione contro l'ormai anziano Servio Tullio è diretta ed incisiva. Lucio Tarquinio occupa il trono di Roma indossando gli abiti regali ed accusando Servio Tullio di aver usurpato il trono dei Tarquini. La reazione d'ira del vecchio re fornisce la scusa per spingerlo giù violentemente dalle scale. Nonostante le ferite provocate dalla caduta, il vecchio Servio Tullio cerca di allontanarsi dalla valle del Foro e riparare verso l'Esquilino. Un vano tentativo di salvarsi. Un carro in corsa lo insegue e lo investe bagnando la pavimentazione col sangue del vecchio re, ormai esanime. Quel carro è condotto dalla sua stessa figlia Tullia Minore. Tarquinio "il superbo" rivendica la legittimità del suo trono come diretto discendente di Tarquinio Prisco nei confronto dell'usurpatore Servio Tullio. Gli siede accanto la consorte Tullia Minore, rea di aver assassinato il padre per favorire la rapida ascesa al trono di Lucio Tarquinio ("il Superbo"). Un regime tirannico conclude la monarchia di Roma. Lucio Tarquinio è un abile comandante, ma leggenda e tradizione popolare non vogliono concedere alcun merito alla sua figura. La sua abilità nel condurre le campagne militari è accompagnata anche da un frequente ricorso all'inganno. Forse anche in questo caso ci troviamo dinnanzi ad un tentativo degli storici romani di accentuare la sua "negatività". La leggenda lo ricorda come un re crudele e malvagio tiranno, privo di particolare attenzione alla politica interna ed al malcontento popolare ed aristocratico. Due sue decisioni sono particolarmente eloquenti:
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per realizzare il maestoso Tempio di Giove Capitolino impone la schiavitù alla plebe romana.
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priva il Senato di ogni potere, accentrando a sè il potere assoluto.
Queste azioni rendono vani i suoi successi diplomatici e militari. Il consenso politico vacilla sia nella plebe, ridotta a schiavitù, sia nelle ricche "minores gentes", estromesse dalle decisioni di governo. Ci sembra comunque corretto dedicare qualche riga ai suoi successi militari. Le campagne di conquista verso le città latine che si oppongono all'espansione di Roma sono giustificate dall'intento di creare una via commerciale verso il sud e verso la Campania. Una via commerciale indispensabile per unire via terra gli scambi tra Etruria e Magna Grecia. Per ottenere questo scopo la politica militare di Tarquinio "il superbo" non è diversa per brutalità da quella dei suoi predecessori al trono. La forza con cui affronta le città ostili è almeno pari a quella di Servio Tullio o di Tarquinio Prisco, come anche le conseguenze che le popolazioni vinte devono sottostare. E' peraltro efficace anche la sua politica diplomatica. Firma trattati di alleanza con le città di Tusculum e di Antium, con le popolazioni dei Volsci, degli Ernici e degli Equi. In questo modo consolida il predominio romano nel sud del Lazio. Per rafforzare le vie commerciali marittime sul litorale tirrenico fonda le due nuove colonie romane di Circei e Signia. L'unica grande differenza rispetto ai suoi predecessori è l'assenza del consenso della popolazione romana e delle stesse "gentes" dei Tarquini. Quindi, se una critica può essere fatta a distanza di millenni, Tarquinio il Superbo dedica un'attenzione alla politica esterna penalizzando troppo la politica interna di Roma. Durante l'assedio della città latina di Ardea, Roma si ribella al re tiranno ed è proprio uno dei Tarquini ad incitare il popolo alla ribellione, Lucio Bruto. Le porte di Roma si chiudono definitivamente per Tarquinio "il superbo". La caduta di Tarquinio "il superbo" può essere letta mediante due diverse interpretazioni: la prima leggendaria ed epica della Roma assediata da Porsenna, la seconda storica ed umiliante della Roma conquistata da Porsenna. La storia e la leggenda interpretano diversamente la fine della monarchia romana:
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Secondo la leggenda, il figlio di Tarquinio il Superbo si rende colpevole dell'ennesimo atto di violenza nei confronti della moglie di uno dei suoi generali, Tarquinio Collatino tornando appositamente a Roma dall'assedio di Ardea per violentarla. La donna, di nome Lucrezia, confessa a tutti l'accaduto e si toglie la vita per il disonore. Il gesto indigna il popolo di Roma ormai esasperato dalla tirannide, Lucio Giunio Bruto sale al potere chiudendo al re le porte di Roma. Tarquinio il Superbo ricorre all'aiuto del re etrusco di Chiusi, Porsenna, dando vita ad un lungo assedio di Roma. Durante l'assedio lo stesso Porsenna resta colpito dalle gesta eroiche dei romani (Muzio Scevola, Marco Orazio Coclite, la fuga di Clelia) e decide di firmare un trattato di pace con i romani. Tarquinio il Superbo è invece destinato a vivere da esule prima a Tusculum poi alla corte del tiranno greco Aristodemo di Cuma.
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Secondo una ricostruzione storica, Roma è conquistata dall'espansione etrusca del re di Chiusi. Porsenna è quindi il conquistatore che caccia i Tarquini da Roma ed il trattato di pace è molto probabilmente un trattato di resa. L'espansione etrusca verso sud è osteggiata dalle colonie greche del meridione, in particolare dal tiranno greco Aristodemo di Cuma, il quale fornisce diversi aiuti alla Roma assediata da Porsenna. Ciò spiegherebbe anche l'esilio di Tarquinio il Superbo a sud, prima a Tusculum e poi a Cuma. Se fosse stato alleato degli etruschi di Porsenna si sarebbe recato in esilio nelle città etrusche del nord e non in quelle greche del sud. L'espansione etrusca verso sud viene comunque fermata dai latini e dagli alleati di Cuma nella battaglia di Ariccia (506 a.C.), indebolendo la supremazia etrusca nel Lazio. L'aristocrazia romana, posta in secondo piano durante il dominio etrusco, approfitta del momento per sollevare il popolo romano contro i dominatori etruschi. Liberatasi dagli etruschi, Roma abbandona il regime monarchico, dimostratosi inadatto a garantire una difesa alla città.
La leggenda è probabilmente "ricostruita" dagli storici romani dell'età imperiale, Livio e Tacito, per nascondere la disfatta romana contro gli etruschi di Porsenna. Roma diviene a tutti gli effetti una città "etrusca" durante il regno dei Tarquini. Solitamente le città etrusche sono in continua lotta tra loro, è quindi normale storicamente che Posenna conquisti la Roma dei Tarquini in conseguenza dell'ultima invasione etrusca verso il sud d'Italia. Nella leggenda sono citati personaggi realmente esistiti (Lucio Giunio Bruto), ciò dimostra il tentativo degli storici romani di età imperiale di disegnare una gloriosa origine di Roma (al pari del richiamo leggendario ad Enea) e di nascondere la sconfitta nei confronti di Porsenna. La figura tirannica e crudele di Tarquinio il Superbo è esaltata dalla tradizione scritta dei romani. Le brutalità commesse sotto il suo regno sono identiche a quelle dei suoi predecessori e dei futuri dittatori di Roma.