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S. Passera

Sulla riva destra del Tevere di fronte alla basilica di S. Paolo fuori le mura, è situata la chiesa di S. Passera.  Santa Passera nasce da una distorsione fonetica popolare di "Abbas Cirus" (Padre Ciro), attraverso alcune varianti quali: Abbaciro, Appaciro, Appacero, Pacero, Pacera, ed infine Passera. Le origini della chiesa non hanno datazione certa. Secondo la tradizione i corpi di due martiri, Ciro e Giovanni, un medico di Alessandria di Egitto e un soldato di Edessa divenuto suo discepolo, furono crocifissi e decapitati a Canopo in Egitto nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano. S. Cirillo, Patriarca di Alessandria, portò le due salme a Menouthis (l'odierna Abukir), presso la chiesa locale, che da allora divenne uno dei santuari più famosi d' Egitto.  In seguito i loro corpi sarebbero stati trasportati a Roma, ma a riguardo non abbiamo notizie certe. Secondo una leggenda trascritta da un tale Gualtiero durante il pontificato di Innocenzo III (1198-1216), due monaci di nome  Grimoaldo ed Arnolfo nel 407, al tempo degli imperatori Arcadio ed Onorio, tolsero, dopo un sogno premonitore, le salme dei due martiri dall'urna di porfido in cui erano contenuti a Menouthis, ritenendole in pericolo per l'invasione dei Saraceni in Egitto, con lo scopo di portarle al sicuro a Roma.  I due monaci giunsero a Roma, dove furono accolti dalla ricca vedova Teodora, nella sua casa in Trastevere. Durante la notte seguente i due martiri apparvero in sogno e le ordinarono di trasportare i loro corpi fuori città, nella chiesina che aveva fatto costruire nei suoi possedimenti lungo la via Portuense. Quella chiesina era proprio Santa Passera.  Per paura di possibili profanazioni, i due corpi furono sotterrati in un luogo segreto sotto l'attuale chiesa. In una prima fase l'odierna chiesa era un mausoleo romano costruito nel rispetto delle leggi funerarie, a circa tre miglia dalla porta urbana, a fianco della via Campana.  Essa si presenta volta ad oriente, su tre piani sovrapposti: l'attuale chiesa, la sottostante cripta e, ad un livello inferiore, un terzo piccolo ambiente ipogeo identificato come un antico sepolcro romano. Una duplice rampa di scale simmetriche immette su una pittoresca terrazza quadrangolare che si apre di fronte alla facciata in laterizio. La semplicissima aula interna dell'edificio ha il soffitto ligneo a travi, e risulta a pianta rettangolare con un piccolo presbiterio semicircolare incorniciato da un semplice arco absidale. La chiesa di S. Passera si presentava nel passato ricca di affreschi, non soltanto nella chiesa superiore, ma anche in quella inferiore e nell'ipogeo. Gli affreschi dell'abside sono stati eseguiti nel XIII secolo ed appartengono ad autori diversi.  Nell'abside sono visibili due ordini di affreschi. Al centro abbiamo il Salvatore, di cui è rimasta solo in parte l'aureola , mentre il volto è completamente sparito così come il braccio e la mano sinistra. Alla destra del Salvatore vi è una figura di santo in cui è riconoscibile S. Pietro, mentre sulla sinistra c'è S. Paolo. Dei due personaggi che completano il gruppo quello sulla destra è S. Giovanni Evangelista e sull' estrema sinistra è rappresentato S. Giovanni Battista.  Nel secondo ordine di affreschi possiamo osservare due pannelli distinti. Al centro abbiamo la Vergine seduta in trono col Bambino. Alla destra della Vergine scorgiamo la figura dell'Arcangelo Michele e alla sinistra ci sono due figure di santi. Il personaggio rappresentato sulla sinistra è fonte di grossi dubbi: c'è chi vi riconosce S. Giuseppe, chi S. Giovanni Martire e chi S. Giacomo Maggiore. L' ipotesi più attendibile propende per quest'ultimo. Infine l'ultima figura dovrebbe rappresentare S. Antonio da Padova. Alla destra dell'arcangelo troviamo il secondo pannello composta da tre figure. Al centro vi è seduto il Salvatore in trono mentre ai lati abbiamo le figure dei santi Ciro e Giovanni.  La decorazione dell' arco presenta nel centro un Agnus Dei incorniciato in un medaglione e fiancheggiato da due candelieri per ciascun lato.  Ai lati dell'agnello vi dovrebbero essere i "quattro viventi", simboli degli Evangelisti, distribuiti due per lato. L' originale composizione prevedeva da sinistra nell' ordine: l'aquila (Giovanni), "la faccia come d'uomo" (Matteo), il leone (Marco), il vitello (Luca), tutti con le ali e con un libro aperto. Attualmente soltanto il simbolo di Matteo risulta visibile mentre degli altri è rimasto ben poco. Sul lato sinistro dell'arco vediamo la figura di S. Giovanni e sulla sinistra era dipinta la figura di S.Ciro, come appare chiaro nei disegni conservati a Windsor. Sotto la figura dei due martiri vi sono due immagini femminili. Sulla sinistra abbiamo S. Pudenziana e a destra sua sorella S. Prassede. Durante lavori di restauro di questo secolo sono stati scoperti avanzi di antichi affreschi sulla parete laterale sinistra della chiesa superiore vicino all'abside. Questo restauro ha portato alla luce due pannelli e tracce di altri. Il pannello inferiore è composto da cinque figure di santi. L'unica iscrizione completa è relativa alla figura centrale, quella di S. Basilio. Alla sua sinistra ci sono le immagini di S. Giovanni Crisostomo e S. Epifanio e alla sua destra S. Gregorio di Nazianzio e S. Nicola vescovo di Mira. Pochissimo è rimasto delle pitture della chiesa inferiore. Possiamo scorgere cinque figure, di cui tre vescovi. L'affresco si estendeva anche sull'altro lato della porta ed al di sopra di questa. Le pitture dell' ipogeo hanno sofferto dello stato di abbandono in cui per secoli si è trovata la piccola cella sotterranea. A destra vi erano figure della Vergine col Bambino, con alla destra S. Ciro e alla sinistra S. Giovanni. A destra di S. Ciro vi era S. Prassede.  Attualmente di questi affreschi non vi è alcuna traccia. Qualche resto si trova sulle altre pareti e la volta della cella. Sul muro di fronte alla scala d'ingresso sono tracciati alcuni quadranti. All'interno dei tre posti più in basso scorgiamo tre figure: in quello a destra vi è un uccello in volo, al centro si vede una figura di donna ritta in piedi e nel terzo c'è una figura di atleta. Sul lato opposto ci sono delle linee rosse e una figura di pecora. Infine sulla volta della cella vi sono disegnate stelle ad otto punte e motivi decorativi. La datazione di queste pitture funerarie possono essere attribuite agli inizi del III secolo.

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