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S. Maria Maggiore

La Basilica, quarta tra le Basiliche patriarcali Romane in ordine di tempo, ma terza chiesa in ordine di importanza, e la prima voluta non da un imperatore, ma da un papa: Sisto III. è stata eretta tra il 432 e il 440 I su di un’antica chiesa romana fatta costruire da Liberio dopo un miracolo evento ricordato anche iconograficamente sulla facciata dai mosaici medievali.

 

STORIA

 

Si narra che tra il 4 e 5 agosto del 352, Papa Liberio e Giovanni, un ricco gentiluomo romano, sognarono la Madonna che chiedeva loro una chiesa a lei dedicata da costruire sull’Esquilino (antico colle Cispio), dove sarebbe nevicato. Il mattino seguente Giovanni e Liberio trovarono la neve proprio nel punto indicato loro in sogno. Giovanni ne finanziò la costruzione entro un perimetro tracciato proprio dal Papa a delimitare la zona coperta dalla neve miracolosa; così fu costruita la basilica della Madonna della Neve. Dal Papa della visione, prende anche il nome di “Basilica Liberiana”

A ricordo della nevicata, ancor oggi il 5 agosto durante la celebrazione della messa solenne dalla cupola della cappella Paolina, vengono fatti cadere dei petali di rose bianche.

La chiese venne chiamata “Basilica Sicinini” da S. Girolamo e Rufino poiché dopo la morte di papa Liberio lo scismatico Ursicino   la occupò per un certo periodo con i suoi seguaci come suo centro di culto; se ne parla nel codice vaticano n. 4961 in cui sono conservati i documenti di tale scisma. Terrà questo nome fino al IV secolo quando la chiesa venne chiamata “Ad Presepe” ancor prima che vi fossero trasportati per la conservazione i resti della santa mangiatoia nella quale venne deposto Gesù Bambino. Solo dopo il X secolo la basilica prende il nome di “ad Niven” poiché della leggenda della neve se ne trova traccia solo dopo il 1000; essa viene nominata nella bolla di papa Niccolo IV del 1288:

 

Anche se non è certissimo che l’antica basilica fosse proprio dove è ora, certo è che Sisto III tra il 432 e il 440, provvide alla sua riedificazione sulle rovine di una struttura antica divisa in tre navate. Si era appena tenuto il concilo di Efeso (431) ed il Papa nel dedicare la basilica a Maria, volle celebrarne il dogma; infatti, fu la prima chiesa romana dedicata a Maria Vergine, Madre di Gesù e Madre degli uomini. .Ancora a tardo Impero sull’Esquilino vi era un piccolo tempio dedicato a Giunone Lucina, cui si dedicavano le “feste matronalia”; è più che probabile che questo colle sia stato scelto per sostituire al culto pagano la devozione Cristiana a Maria, implorata come protettrice del parto.

 

La Basilica com’era

 

Scavi recenti hanno messo in luce delle rovine che alcuni attribuiscono al MACELLUM LIVIAE, mercato che volle Tiberio nel 7 a.c. dedicato alla madre, ma il piccolo impianto antico fa dubitare che si trattasse proprio di quella costruzione.

Sisto III (432-440) nel V secolo ricostruì la basilica a memoria del concilio di Efeso, con le navate, colonne illustrando nei mosaici superiori la vittoria della chiesa sull’eresia di Nestore. Sull’arco di trionfo venne rappresentato il mistero della nascita di Gesù figlio della Madonna e di Dio.

La basilica misurava 80 mt. Di lunghezza ed era larga 35 metri, non aveva il transetto ed il soffitto era formato da capriate lignee, mentre il pavimento era composto da preziosi marmi; l’abside non aveva gradini di accesso, ma era allo stesso livello delle navate dalle quali era distinta solo da alcune balaustre. Come è oggi, nonostante i vari rifacimenti e restauri cui è stata soggetta nei secoli, presenta ancora l’impianto originario inalterato: tre navate suddivise da colonne trabeate. 

Le 40 colonne in stile ionico con cui fece ornare l’interno a suddivisione delle navate, in parte ornavano già il tempio che dominava l’Esquilino, dedicato a Giunone Lucina. Si presume che nella chiesa fosse stata anche ricostruita una grotta proprio per conservare le reliquie della mangiatoia; tale cappella venne nominata “Le liber Pontificalis” sotto il pontificato di Teodoro I. Papa Pasquale I (817-824) mise mano alla Basilica; egli provvide all’innalzamento di tutta la zona dell’altare di novanta centimetri e spostare la cattedra pontificale che era giudicata troppo vicina al matroneo, facendola collocare in fondo all’abside; così nacque il primo Presbiterio. Alla metà del XII° secolo Eugenio III fece ampliare la basilica; il nartece venne soppresso e costruito l’atrio. Il pavimento cosmatesco risale allo stesso periodo e fu fatto a spese di Scoto e Giovanni Paparoni, forse parenti del Cardinale Paparoni; al centro della navata centrale vi era un mosaico che rappresentava i due cavalieri.

Innocenzo III tra il 1198 e il 1216, provvide all’edificazione della Cappella del Presepio.

Nicolò IV attorno al 1290 mise mano alla ricostruzione dell’abside, ingrandì la tribuna ed aggiunse altre cappelle. Giacomo Torriti, fu l’esecutore del mosaico nell’abside, che rappresenta la Vergine incoronata, che venne completato solo tre anni dopo la morte del Papa che lo aveva commissionato. Il mosaico della facciata fu eseguito tra il 1294 e il 1308 da Filippo Rusuti. Lo si può ammirare nella parte superiore della Basilica nella loggia delle benedizioni. Il campanile è opera del 1377 anno in cui venne costruito a commemorazione del ritorno di Papa Gregorio IX da Avignone; esso è il più alto di Roma (75 metri). Una delle antiche campane è conservata nei giardini Vaticani, sostituita da un’altra donata dal Papa Leone XIII.

Il dipinto sull’altare dell’Assunzione ed il miracolo della neve, venne dipinto tra il 1428 e il 1431 da Masolino da Panicale; questo dipinto è stato asportato ed ora si può ammirare nella Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli.

Altre opere dello stesso artista sono le tavole dei Santi Pietro e Paolo, Giovanni Evangelista e Martino ora proprietà della collazione privata Jhonson di Philadelphia, le tavole dei Santi Girolamo, Giovanni Battista, Libero e Mattia, conservate a Londra nella National Gallery, la Crocifissione e la Dormizione della Vergine che si possono ammirare nella Pinacoteca Vaticana.

 

Nel 1461 Mino del Reame fu incaricato dal Cardinale d’Eustouteville della rifacimento con coperture a vela della navate laterali e della costruzione dell’altare nel Presbiterio ornandolo di un ricco ciborio, altare non più esistente poiché fu eliminato nel ‘700 durante i restauri; inoltre fece aprire due porte ai lati della tribuna. Papa Borgia, al secolo Alessandro VI, all’inizio del 1500 fece realizzare il soffitto a cassettoni nella navata centrale, (già iniziato sotto Callisto III), forse opera di Giuliano da Maiano e su progetto del Sangallo venne anche aggiunto il fregio di legno lungo le pareti, fregio ancora esistente; si racconta che l’oro con cui è ricoperto venne ricavato dalla fusione di oggetti depredati dalle popolazioni indigene delle Americhe appena scoperte. Il campanile a cuspide fu sopraelevato da Baccio Pontelli tra il 1503 e il 1513.

La cappella Sforza, (seconda a sinistra), pare sia stata fatta su disegno di Michelangelo ed eseguita dapprima da Tiberio Calcagni ma terminata da Giacomo Della Porta. Nel 1564 l’atrio venne restaurato da Longhi il Vecchio raddoppiandone le colonne ed aprendo Via Merulana per collegare direttamente San Giovanni in Laterano con Santa Maria Maggiore e su probabile progetto di Michelangelo, inizio la costruzione della cappella sforza che completò Giacomo della Porta nel 1573.

 

Sisto V nel 1585, incaricò Domenico Fontana della costruzione della cappella Sistina (in fondo alla navata destra): per questa opera vennero impiegati materiali di spoglio provenienti dal Septizodium, che Settimio Severo innalzò quale facciata-ninfeo sull’Appia Antica per impressionare chi sopraggiungeva a Roma.

Oltre la via Merulana, venne realizzato il progetto per altre due strade, una delle quali Via Sistina, collegava la Basilica a Trinità dei Monti passando per l’Obelisco di Piazza Esquilino. Paolo V nel 1605 fece costruire da Flavio Ponzio la cappella Borghese (cappella Paolina) dove fino allora c’era la sacrestia. Delle due colonne corinzie in marmo cipollino, residue della Basilica di Massenzio, un’alta m. 14,3 fu sistemata davanti alla Basilica sulla cui cima fu posta una statua di bronzo della Madonna opera di Guillame Berthélot del 1614; l’altra fu donata a Caterina II di Russia che la portò a San Piertroburgo.

 

Per la tribuna ormai cadente, fu contattato Bernini, che aveva in progetto grandi lavori sul rifacimento dell’abside, ma non riuscì completarlo sia per la mancanza di fondi che per la morte del Papa Clemente IX. Il suo successore Clemente X, commissionò a Carlo Rainaldi la sistemazione dell’abside che all’esterno presenta la seconda facciata, comunemente chiamata “Tribuna di Santa Maria Maggiore”, svettante sopra una lunga scalinata, si concluse nel 1673.  Nel 1741 Papa Benedetto XIV, in occasione del Giubileo del 1750, incaricò Ferdinando Fuga di rifare una nuova facciata alla Basilica; venne così progettata e realizzata una facciata in due ordini: cinque aperture con architrave nella parte inferiore ed una loggia divisa in tre arcate per la parte superiore di cui l’arcata centrale più alta, con un timpano a triangolo. Vennero conservati i mosaici del XIII secolo con il Cristo in trono, non più esterni. Nell’atrio a destra venne posizionata una statua di Enrico IV intervenuto generosamente con donazioni alla Basilica. Sotto il portico vi è una grande statua di  Filippo  IV di Spagna, il cui disegno è di Bernini e la realizzazione  di Girolamo Lucenti. I due palazzi gemelli ai lati della Basilica sono risalenti ad epoche diverse: quello a destra è opera di Flaminio Ponzio del 1605, quello a sinistra fu realizzato dal Fuga nel 1735. Nel 1864 fu inaugurata la Confessione davanti all’altare ed è opera di Virginio Vespignani         

 

 

LA BASILICA COM’E’

 

La basilica è lunga circo 86 metri larga 32 e la sua altezza è di m. 16..

La facciata è formata da un portico inferiore a cinque aperture architravate ed un ordine superiore che si apre in una grande loggia a tre arcate.  La balaustra che sormonta la facciata arricchita da statue, prosegue sino sui due edifici che ne fanno da ali. La loggia del ‘700 nasconde i mosaici medievali (opera di Filippo Rusuti), che illustrano la leggenda della basilica.

La parte superiore, di committenza dei Colonna risale con probabilità a prima del 1297, poiché risale a quell’anno la messa al Bando della Famiglia da parte di Bonifacio VIII. Tra il 1306 e il 1308 i Colonna vennero riabilitati da Clemente VII, datazione della parte inferiore. L’accesso è assicurato da cinque porte; il portone alla sinistra di quello bronzeo centrale, è la Porta Santa, che viene aperta durante il Giulibeo. La navata centrale è scandita da 42 colonne con capitelli ionici; il numero dovrebbe indicare le generazioni che biblicamente vanno da Abramo a Gesù: la trabeazione ellenizzante decorata che sovrasta i capitelli, è la stessa risalente al V secolo di Sisto III. I pannelli a mosaico inquadrati da cornici di stucco, raffigurano storie dell’antico testamento. Il Cardinale Pinelli è il committente dei 10 affreschi, tardo manierismo, che ornano gli spazi tra i finestroni che danno luce alla navata. Il soffitto della navata è ancora l’originale attribuito a Giuliano da Sangallo e come si è detto, è formato da cassettoni dorati con l’oro trasportata dell’America e donati al Papa dai regnanti di Spagna Fernando ed Isabella, che avevano finanziato la spedizione di Colombo. Il pavimento e per una buona parte l’opera originale delle prima metà del XII secolo epoca del papa Eugenio III. Prima d’accedere all’altare vi sono due scale che danno accesso alla cripta, riccamente decorata da tarsie marmoree; Valadier è l’autore del reliquiario in cristallo che contiene dei frammenti della culla di Gesù. Davanti all’altare della cripta troneggia una brutta, grossa statua di Pio IX.

Il baldacchino dell’Altare Maggiore è sovrastato da un arco trionfale; il mosaico di Giacomo Torriti (XIII secolo) in stile bizantino è diviso in quattro fasce orizzontali. Nella rappresentazione dell’annunciazione, La Madonna vestita come una principessa romana è intenta a dipanare con il fuso la matassa di porpora:Nelle altre fasce sono narrati altri momenti della vita della Vergine quali  l’adorazione dei Magi, la fuga in Egitto con un singolare personaggio tratto da un episodio apocrifo ovvero, l’incontro con Afrodisio, governatore della città di Sortine che riconoscendo la divinità di Gesù gli va incontro, la Presentazione al Tempio,  ed altri episodi, come  la strage degli innocenti con Erode seduto su di un trono. Infine sull’ultima fascia sono rappresentate le città di Betlemme e Gerusalemme.

Fu ancora Giacomo Torriti ad integrare nell’abside i mosaici del V secolo che rappresentano uccelli posati sugli alberi. Egli realizzò i bellissimi mosaici nel 1295; Maria, seduta simmetricamente accanto a Gesù che con una mano incorona la Madre Regina del cielo e della terra e con l’altra regge un libro; attorno vi sono raffigurati i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista Antonio, Pietro, Paolo e Francesco; chiude il ciclo dei personaggi rappresentati le immagini dei committenti, Nicolò IV e il Cardinale Colonna. Le figure sono in dimensioni decrescenti verso l’esterno: dai personaggi più antichi ai contemporanei in dimensioni ridotte.  e fanno da contorno Angeli e rappresentazioni dell’universo con stelle e pianeti: a completare la base del mosaico è il fiume Giordano arricchito da animali acquatici ed amorini.  All’estrema sinistra si nota la firma dell’esecutore e la data in cui il mosaico fu eseguito. Lungo le pareti della navata centrale alcune storie dell’antico testamento sono illustrate in 27 pannelli: sul lato sinistro su dodici pannelli, ancora mosaici originali, sono riprodotte scene tratte dalla Genesi con i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe. 

Sul lato destro dei 18 pannelli ne restano solo 15 a mosaico. Illustrano scene tratte dai libri dell’Esodo, dei Numeri e di Giosuè.

Al centro della navata centrale sorge l’altare maggiore, formato da un’urna di porfido rosso che si dice fosse la vasca da bagno di una ricca abitazione romana. Sotto l’altare vi è la “Confessione”, interamente rivestita di materiali preziosi in cui vengono custodite alcune reliquie della Grotta di Betlemme, fra cui un frammento della mangiatoia. Nella navata destra accanto all’altare, riposano le spoglie mortali di Bernini in una semplicissima tomba.

Proseguendo verso l’ingresso della Basilica vi è la celeberrima cappella Sistina detta anche del “Santissimo sacramento” opera di Domenico Fontana, che inglobò la cappella del Presepe e voluta da Sisto V per contenere anche la sua tomba.

A pianta greca, è costruita con tale magnificenza da sembrare una chiesa nella chiesa.  Per questa cappella venne utilizzato in parte materiale del Vecchio Palazzo Lateranense che in quel periodo era in rovina oltre che materiale di spoglio dell’antica Roma. Il tabernacolo rispecchia il modellino in scala della cappella stessa. All’interno della cappella, nell’ambulacro dietro all’altare, sono conservati alcuni pezzi dell’antico presepio scolpiti da Arnolfo di Cambio, ma questa visita è consentita solo nel tempo di Natale. Giovanni Guerra e Cesare Nebbia supervisionarono gli artisti che decorarono pittoricamente la cupola; i dipinti furono oggetto di un restauro non proprio ben riuscito nel XIX secolo. Oltre alla tomba di Sisto V, si trova anche la sepoltura di San Pio V. ed in fondo alla navata di fronte all’altare, è situato il monumento funebre del Cardinal Rodriguez, di chiara impronta gotica, con una figura contornata da angeli. La cappella ospita anche la tomba semplicissima del Bernini.

La cappella maggiore della “Piccola Chiesa” è preceduta da un arco trionfale su cui sono dipinte scene della vita del Cristo; è decorata con molti bassorilievi ed un dipinto delle Madonna. L’altare dell’Annunciazione conserva una tela di Pompeo Batoni (1740) La cappella del Crocifisso (o delle Reliquie) segue la cappella Sistina lungo la navata; è opera del Fuga. Dieci colonne il porfido ne decorano l’altare sul quale campeggia una crocefisso ligneo del XV secolo. Seguono altre due cappelle dedicate a San Michele ed a San Pietro in Vincoli i cui affreschi sono attribuiti a Benozzo Bozzoli ed a Piero della Francesca.

Chiude la sequenza della cappelle, il Battistero risalente al 1605 ed opera di Flaminio Ponzio: una balaustra ne cinge il fonte battesimale posto al centro di un catino, nel 1800 Valladier divise in otto spicchi di bronzo un’urna circolare; questa suddivisione vuole rappresentare l’unione fra la terra ed il cielo; una volta questo spazio era occupato dal coro invernale dei canonici. La vasca è sovrastata da una statua di San Giovanni Battista. Sull’altare opera di Pietro Bernini, padre di Gian Lorenzo, un altorilievo rappresenta l’Assunzione.

 

Scendendo per l’altro lato della navata, si incontra la cappella dedicata a S. Caterina d’Alessandria, della famiglia Cesi, costruita nel XVI secolo ed a pianta rettangolare; in essa vi sono le tombe di due cardinali appartenenti alla stessa famiglia. Le pitture che la decorano, rappresentano la vita di Santa Caterina ed il suo martirio, opera del Sermoneta.

La cappella successiva in stile barocco, è la Cesarini Sforza, realizzata nella seconda metà del XVI secolo da Giacomo della Porta su progetto di Michelangelo che non la vide realizzata; la pianta è ellittica e la copertura delle volte è a vela. Un bel cornicione ben sagomato è retto da colonne che fiancheggiano la cappella. Sull’altare vi è un’immagine dell’Assunta opera del Sermoneta. Di fronte alla cappella Sistina, sul luogo dell’antica sagrestia, è quella Paolina o Borghese, a croce greca.

La parete di sinistra è occupata dal monumento funebre di Paolo V, che non fece economie nel realizzare questa cappella. Molto sfarzosa, In essa lavorarono i migliori artisti di quel tempo.  in questa cappella vi è un bassorilievo che ne ricorda le origini: Papa Liberio che traccia la pianta della Basilica. L’altare ricchissimo dedicato alla Madonna e realizzato da Pompeo Tardoni, famosissimo orafo dell’epoca è impreziosito da materiali rari e pregiati quali malachite, lapislazzuli, oro, diaspro, bronzo ecc. L’icona contenuta in questa preziosissima cornice rappresenta una Madonna Bizantina che la tradizione fu risalire alla vera immagine di Maria, dipinta dal vivo da S. Luca evangelista. “Essa è detta “Salus Popoli romani”; veneratissima è ritenuta miracolosa e durante le pestilenze era portata in processione. Flaminio Ponzio oltre che occuparsi del progetto della sacrestia, realizzò I sepolcri di Paolo V e Clemente VIII. Nella cripta è sepolta Paolina Borghese Bonaparte, sorella di Napoleone. Ad ogni lato della cappella Paolina ve ne sono altre due piccole dedicate rispettivamente a S. Francesca Romana ed a S. Carlo Borromeo, canonizzati da Paolo V.

 

CURIOSITA’

 

Secondo una leggenda sotto il quinto tondo di porfido del pavimento sono custodite le spoglie mortali del patrizio Giovanni e sua moglie. Secondo altri a contenerne i resti sarebbe l’urna di porfido sorretta da quattro angeli che fa da base all’altare papale, nel cui interno oggi sono conservate le reliquie di S. Matteo, S. Lorenzo, Santo Stefano e S. Girolamo

 

Il monumento per Enrico IV

Nel cortile interno dove si apre l’attuale negozio di souvenir, c’è un curioso monumento che fu posto da Clemente VIII a ricordo dell’abiura e conversione d’Enrico IV, re francese al qual è stata attribuita la frase “Parigi val bene una messa” che svela quanto fosse sincera la sua conversione. Il monumento è una colonna in forma di cannone sormontata da una croce rifinita con i gigli di Francia. Sulla croce ci sono due rappresentazioni: verso l’esterno del cortile vi è Cristo crocefisso, sulla facciata opposta vi è la Vergine con il Bambino in braccio.

Clemente VIII concesse ad Enrico IV anche il titolo di Canonico Lateranense, che fu portato da tutti i re di Francia sino a Napoleone III. Clemente VIII, così pronto ad elargire il titolo di Canonico al libertino Enrico IV, padre di figli legittimi ed illegittimi avuti da un numero imprecisato d’amanti, fu anche colui che irrigidì l'inquisizione mandando al rogo trenta eretici fra i quali Giordano Bruno

Nell’anno 776, il 14 aprile giorno di Pasqua, nella Basilica di Santa Maria Maggiore riceveva il battesimo Carlo Magno.

Nel 872 papa Adriano II, dopo aver approvato l’uso della lingua slava nelle funzioni religiose nell’impero Moldavo, convocò Cirillo per la consacrazione a Sacerdote di Metodio nella Basilica “ Santa Maria Fatme”, traduzione greca di “presepio”.

 

La Messa Interrotta

La basilica fu anche teatro di gesti clamorosi: correva l’anno 1075 ed il giorno di Natale, Papa Gregorio VII, al secolo Ildebrando di Soana, deposto da Enrico IV, che scomunicato chiese il perdono a Canossa, fu arrestato durante la celebrazione della messa nella cappella del Presepio; liberato dal popolo furente, potè tornare nella Basilica e terminare la celebrazione.

Era l’estate del 1347 e Cola di Rienzo con “molta modestia” nella Basilica si paragonò a Gesù Cristo e si fece incoronare con sette corone, che rappresentavano i doni dello Spirito Santo.

La cappella sistina conserva le spoglie di Sisto V papa estremamente energico e su cui si narrano infiniti aneddoti, il più famoso forse è la sua elezione al soglio pontificio:

 Si narra che quando era cardinale fece credere d’essere malato, anzi quasi moribondo, cosicché fu eletto Papa considerando che il suo papato sarebbe durato pochissimo, con la possibilità di pilotare l’elezione successiva. Non appena ebbe l’investitura, egli “guarì”; Gli venne chiesto a che cosa era dovuto quel mutamento e questa fu la risposta: “Camminavo curvo per cercare le chiavi di San Pietro, ma ora le ho trovato!”

 

Il papa col “pizzo”

Paolo V Borghese, sepolto nella cappella Paolina, fu il primo papa a non seguire e ad interrompere la tradizione che voleva i papi con la barba fin dai tempi di  Clemente VII; egli inizio quella dei papi con il “pizzo” che duro sino ad Innocenzo XI (1691).

 

L’ambasciatore del Congo

Nel Battistero della Basilica, vi è un busto bizzarro: è stato fatto con una pietra nera in cui sono stati impiantati occhi bianchissimi; raffigura Antonio Emanuele Funta, detto “Il Nigrita” che fu ambasciatore presso il papa del Congo.

Non si può affermare che fosse fortunato, poiché, partito dal Congo nel 1604 con un messaggero per chiedere l’invio nella sua terra di missionari, durante il viaggio fu aggredito dai pirati: Egli si salvò quasi per miracolo ed approdato in Spagna rimase per tre anni quasi senza mezzi di sussistenza. Nel 1607 riuscì finalmente ad arrivare a Roma non senza avere incontrato altri guai: Il papa aveva preparato per lui grandi accoglienze, ma il tapino morì proprio il giorno prima di tale avvenimento.

 

La punizione dei Savoia

Siccome il papa aveva ritenuto i regnanti colpevoli dell’annessione del regno pontificio all’Italia, era stato negato ai Savoia il privilegio di assistere alla messa al Quirinale; perciò essi si recavano a Santa Maria Maggiore, Siccome il sacrestano del Capitolo, monsignor Ricci, si rifiutava di mettere sugli inginocchiatoi i cuscini rossi che spettavano al loro rango, prima della funzione un servitore dei reali, portava da casa i cuscini e li posizionava.

 

Le Mogli maltrattate

Tra le usanze della Roma antica, ve n’era una piuttosto particolare: Le mogli maltrattate dai mariti, al fine di far cessare vessazioni e violenze da parte dei loro brutali consorti, percorrevano a piedi la via che partendo da Santa Pudenziana arrivava all’Esquilino; poi salivano in ginocchio la scalinata posteriore a S. Maria Maggiore, sino all’accesso della Basilica. Non è dato sapere se l’effetto era raggiunto.

 

Le tre messe di Natale

In epoca medievale, nella Cappella che conservava le reliquie della natività, divenuta poi “Cappella Sistina”, il papa celebrava la Messa nella notte di Natale. La seconda messa veniva celebrata a S. Anastasia all’alba e per la terza messa, il Papa tornava a Santa Maria Maggiore; ritornando per questa Messa Egli recava in mano una canna con un lume appeso all’estremità, con il quale appiccava a fiocchi di stoppa sospesi tra le colonne e ricordava ai fedeli che la seconda venuta di Cristo non sarebbe stata come la prima in un presepe, ma fra sconvolgimenti ed incendi.

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