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S. Maria in Monterone

Nel cuore di Roma, ad un passo dal caotico largo di Torre argentina, nessuno penserebbe all'esistenza di una piccola chiesa di origine medievale che si affaccia su di uno slargo, costituendo, con l'annesso convento un insieme assai suggestivo.

S. Maria in Monterone è ricordata per la prima volta in un documento del 1186, e prende il nome dalla famiglia senese sei Monteroni che avevano una casa nelle vicinanze. Forse la sue fondamenta insistono su edifici antichi, anche se, secondo alcuni, sorge sull'area del prosciugato stagnum di Agrippa, da cui anche il termine "della Valle" dato alla zona circostante. Per questa posizione originariamente infossata, nel 1597 fu rialzato il pavimento della chiesa, allo scopo di evitare le inondazioni del Tevere. Nel XVIII secolo la chiesa passò ai padri Mercedari, che costruirono l'attiguo convento, poi ai Redentoristi che tuttora la curano. La chiesa ha una facciata settecentesca molto semplice; l'interno è diviso in tre navate da otto colonne antiche, di spoglio, con capitelli ionici, su cui poggiano arcate, testimonianza dell'originaria chiesa medievale, mentre per il resto l'aspetto dell'edificio risale al sei-settecento. Uscendo dalla chiesa, a destra della facciata del convento, architettura "minore" settecentesca veramente deliziosa, che svolta su via dei Redentoristi, dove, sulla destra, è l'ottocentesco palazzo Capranica del Grillo, in cui abitò a lungo lo scrittore Aldo Palazzeschi, e che in una rientranza ingloba una colonna antica di granito il cui capitello raffigura un essere mostruoso con ali di pipistrello, popolarmente noto come "l'angelo cattivo. "Di fronte alla chiesa, l'arco Sinibaldi, pittoresco passaggio probabilmente di origine medievale

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