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S. Maria in Campomarzio

Altra chiesa romana pressoché sconosciuta e "spaesata" in una delle più frequentate zone del centro storico. Se ne può vedere il fianco scendendo da via degli Uffici del Vicario verso piazza di Campo Marzio. La chiesa ha origine antichissima, risalendo all'VIII secolo, quando, secondo la tradizione, vi si stabilirono delle monache basiliane provenienti da Costantinopoli, in fuga dalle persecuzioni iconoclastiche, fondando un monastero che, passato nei secoli successivi alle benedettine, divenne uno dei più importanti ed autorevoli della città, estendendosi man mano a coprire tutta l'area dell'attuale isolato. La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione effettuata nel 1668-1685 da Giovanni Antonio de Rossi, che realizzò anche il cortile antistante. Chi si trova in piazza Campo Marzio noterà l'elegante volume della chiesa che sporge al di sopra del recinto dell'ex convento, ora occupato da negozi al pianterreno. Alla chiesa si accede entrando dal numero 45/a, che conduce nel bel cortile del de Rossi, dalla pianta a tau, che, oltre a dare illussionisticamente un'aria di maggior ampiezza, costituisce una suggestiva oasi di pace difficilmente immaginabile, all'interno di una delle zone più caotiche della città. All'interno della chiesa, con pianta a croce greca, sull'altar maggiore, immagine della Madonna avvocata, icona Costantinopolitana del XII e XIII secolo.

Particolarità di questa chiesa è che, pur essendo di obbedienza romana, è un tempio cattolico-orientale, di rito antiocheno, e la messa vi viene tuttora celebrata in lingua aramaica, ovvero la lingua airo-palistenese che veniva parlata ai tempi di Gesù Cristo. Dall'estremità del cortile opposta alla chiesa si può vedere un altro cortile del grande complesso monastico, su un lato del quale sono visibili il fianco e il campaniletto della chiesa medievale di S. Gregorio Nazianzeno. L'intero complesso monastico fu espropriato dopo il 1870 ed adibito a sede di pubblici uffici, tra cui l'Archivio di Stato, con la conseguenza di gravi alterazioni e degrado, interrotto solo con il passaggio recente degli edifici alla Camera dei deputati. Questa li ha accuratamente restaurati, facendone, tra l'altro, la sede dei gruppi parlamentari, secondo una tendenza sviluppatasi da tempo che ha portato le istituzioni pubbliche a "fagocitare" una grande quantità di edifici del centro storico portando alla creazione di una vera e propria "città politica". Dall'incrocio, poco lontano, di via della Stelletta con via della Scrofa, si ha un bel colpo d'occhio sui volumi del monastero e della chiesa.

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