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S. Maria in Aquiro

Nel cuore del centro cittadino, in piazza Capranica, questa chiesa è di antichissima origine, visto che viene già menzionata come pree­sistente all’epoca diGregorio III (731-741). Il termine «Aquiro» do­vrebbe derivare per corruzione da «A Cyro», personaggio in qual­che modo legato alle vicende della chiesa. Nel 1540 vi venne unita la Confraternita degli Orfani, che da allora ne detiene la cura. Attualmente la chiesa si presenta nell’aspetto voluto dal cardinale Salviati, che nel 1590 ne fece iniziare la ricostruzione a opera di Francesco da Volterra, completata parzialmente dopo il 1602, con l’intervento di Filippo Breccioli e di Carlo Maderno. Al tempo di Pio IX vi furono eseguiti importanti restauri. La facciata, di pretta marca controriformista, fu in realtà com­pletata nella parte superiore, rimasta al rustico, da Pietro Camporese il Vecchio nel 1774, che rielaborò il progetto del Braccioli. L’in­terno è a tre navate divise da otto pilastri e precedute da un atrio, transetto con cupola e abside, con tre cappelle per parte, ed è sta­to completamente ridecorato nel 1866 da Cesare Mariani. Nel vesti­bolo sono conservate una serie dilapidi tombali provenienti dalla distrutta chiesa medioevale di S. Stefano del Trullo, a piazza di Pie­tra. La terza cappella destra è decorata da Carlo Saraceni con Storie della Vergine e figure di Santi (1617). Nell’abside è un affresco di scuola cavalliniana dei primi del XIV secolo, raffigurante la Ma­donna col Bambino e S. Stefano, proveniente da S. Stefano del Trullo; nella seconda cappella sinistra, tre tele,Deposizione, Coro­nazione di spine, Flagellazione, attribuite al francese Trophime Bi­ot, tardo pittore caravaggesco (1635-40). Accanto alla chiesa, a destra, l’edificio dell’Ospizio degli Orfa­ni costruito dal Breccìoli all’inizio del Seicento, ma riedificato sulla piazza e su vicolo della Spada d’Orlando a metà dell’Ot­tocento.

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