S. Maria della Vittoria
La chiesa
Interno
Particolare
La chiesa
Questa bella chiesa barocca è conosciuta e visitata più che altro per la presenza in essa della statua di S. Teresa del Bernini, il che non esclude che vi siano validi motivi per apprezzarla in se stessa. Il terreno su cui poi sorse la chiesa, allora pienamente rurale, ora parte del congestionato nodo di largo S. Susanna, fu acquistato dai padri Carmelitani Scalzi nel 1607. Tra il 1608 ed il 1620 fu costruita la chiesa ad opera dell'architetto Carlo Maderno, intitolata però a S. Paolo apostolo. L'8 maggio 1622 vi fu trasferita un'immagine con l'Adorazione del Bambino, che aveva condotto alla vittoria le truppe cattoliche contro quelle protestanti nella battaglia della Montagna Bianca vicino Praga (8 novembre 1620), cosicché il nuovo nome della chiesa divenne S. Maria della Vittoria. Nei decenni successivi, fino alla metà del Settecento, la chiesa venne via via arricchita ed impreziosita, nuovi restauri vi furono nell'ottocento, mentre tutti gli edifici annessi alla chiesa vennero inghiottiti ai primi del nostro secolo dalle nuove costruzioni. La facciata è opera di G.B. Soria, eretta tra il 1624 ed il 1626, e si ispira a quella vicina, e di poco precedente, di S. Susanna, opera di Carlo Maderno. L'interno, a navata unica a volta a botte, risulta uno dei più sontuosi esemplari di decorazione barocca in Roma, per la ricchezza dei marmi, degli stucchi e dei fregi. Nella seconda cappella destra, pala d'altare con la Madonna col Bambino e S. Francesco, ai lati S. Francesco in estasi e S. Francesco riceve le stimmate; i tre quadri sono le ultime opere eseguite dal Domenichino in Roma (1630). Ma il fulcro di tutta la chiesa è costituito dalla quarta cappella sinistra, concessa dal cardinale Federico Cornaro nel 1644 e completata per opera del Bernini nel 1652. Si tratta di un insieme curato dal grande artista fin nei minimi dettagli, tutto incentrato sul gruppo scultoreo raffigurante S. Teresa trafitta dall'amore di Dio, scena tratta dalla descrizione fattane dalla santa stessa nella sua vita, dove il momento dell'amplesso mistico è simboleggiato dalla figura dell'angelo sorridente che sta per colpire con una freccia il cuore della santa, il tutto illuminato da una luce dorata e soffusa sapientemente dosata dal Bernini. Allo "spettacolo" assistono i membri della famiglia Cornaro, affacciati, da nicchie che ricordano palchetti di teatro. Nella terza cappella a sinistra, ritratto del cardinale Gessi, di guido Reni. Nella seconda, pala d'altare con Apparizione di Gesù a S. Giovanni della Croce, a sinistra la Madonna salva Giovanni dalla Croce, a destra Morte del santo, tre opere di Nicolas Lorrain. Nella sagrestia, costruita nel 1927, entro tre armadi alle pareti, una serie di cimeli storici e oggetti di culto relativi anche alla battaglia del 1620 e a quella degli eserciti cristiani contro i turchi, sotto le mura di Vienna nel 1683. Uscendo dalla chiesa, ci si trova nel caotico nodo di largo S. Susanna e piazza S. Bernardo, che a partire dal 1870 è stato completamente trasformato, rimanendo in piedi solo le tre chiese che vi si affacciano e la fontana del Mosè, mostra dell'acquedotto dell'Acqua Felice, opera di Sisto V. Detta fontana oggi è parzialmente inglobata nel complesso del Grand Hotel. Una curiosità singolare è costituita dalla presenza, negli spazi sul retro della fontana, di una minuscola vigna di proprietà dell'albergo, che produce tutti gli anni una ridottissima quantità di vino, a quanto pare assai apprezzato.