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S. Maria della Scala

Un’altra delle chiese romane che devono la loro origine a un’immagine miracolosa della Vergine attorno alla quale è sorto l’edificio, in questo caso a partire dall’anno 1593, per volontà di Clemente VIII su progetto di Francesco da Volterra. Presto la costruzione si interruppe per essere ripresa e completata nel 1610 secondo un progetto (contestato) di Ottaviano Mascherino. La facciata ebbe termine solo nel 1624. Preceduta da una scalinata e da una cancellata, la facciata è leggermente convessa al centro. L’interno, a croce latina, a una navata con tre cappelle per lato e cupola, e coro assai profondo, ha subito dei restauri nel corso dell’Ottocento. Nella prima cappella destra, la Decollazìone del Battista, di Gherardo delle Notti (1619) nella seconda, Madonna col Bambino e santi, di Antiveduto Grammatica. L’altar maggiore, opera di Carlo Rainaldi (1647), ha un prezioso ciborio costituito da 16 colonne di alabastro e cupola in bronzo, nel coro Madonna col Bambino, del Cavalier d’Arpino (1612). All’altare del transetto sinistro, l’immagine della Madonna della Scala che diede origine alla chiesa, a destra dell’altare, busto di Prospero Santacroce, di Alessandro Algardi. All’altare della seconda cappella sinistra, su progetto di Girolamo Rainaldi, Morte della Vergine, di Carlo Saraceni, al posto dell’analogo quadro di Caravaggio, rifiutato per la sua «sconvenienza» e ora al Louvre. All’altare della prima cappella sinistra Madonna che porge lo scapolare a S. Simeone Stock, del Poma­rancio.

A destra della chiesa, l’importante convento dei Carmelitani Scalzi, costruito all’inizio del Seicento da Matteo da Castello e Ot­taviano Mascherino; entrando al n. 23 di piazza della Scala si acce­de al secondo piano alla spezieria, raro esempio di farmacia mona­stica ancora conservata con gli arredi del XVII secolo.

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