S. Maria del Priorato
La chiesa
Interno
Tomba
La chiesa
La celeberrima piazza dei Cavalieri di Malta, splendida sistemazione urbanistica di Giovan Batista Piranesi, è certo conosciuta da tutti, romani e non, così come la veduta della cupola di S. Pietro, incorniciata da viali di bosso, che appare a chi sbirci dal buco della serratura del portale d'accesso al complesso di proprietà dell'Ordine. Ma il complesso stesso, e la splendida chiesa, certo il maggior capolavoro dl Settecento romano, sono conosciuti da pochi, nonostante la visita sia cortesemente concessa dall'Ordine ai gruppi che ne facciano richiesta con un congruo anticipo. Nell'antichità la zona era sede dell'Armilustrium, dove venivano purificate e deposte le armi dell'esercito romano in autunno, dopo le campagne militari. Nel 939 la zona, occupata dal palazzo fortificato di Alberico, fu ceduta da questo a Oddone di Cluny, il quale vi stabilì un monastero benedettino di grande importanza, passato a metà del XII secolo ai Templari, e dopo la caduta di questi, nel 1312, a quello che poi divenne l'Ordine di Malta, che come detto lo detiene tuttora. La chiesa di S. Maria del Priorato, sorta nel X secolo, fu ricostruita nel 1568, e subì una radicale ristrutturazione nel 1764-66, quando il cardinale Giovan Battista Rezzonico, fratello di papa Clemente XIII, divenne Gran Maestro dell'Ordine e affidò al Piranesi il rinnovo della chiesa oltrechè della piazza antistante, così come l'artista veneto poté realizzare l'unica opera architettonica della sua carriera che non fosse rimasta allo stato di intenzione nei suoi superbi disegni. Una volta entrati nel bellissimo giardino dell'Ordine con una splendida vista su Roma, soprattutto su Trastevere e S. Pietro, si arriva alla chiesa, sul cui impianto cinquecentesco il Piranesi ha intessuto una veste architettonico-decorativa stupefacente, già visibile nella facciata, dove gli stucchi costituiscono una rete di rimandi simbolici e financo misterici di assai ardua lettura, nello scompaginamento e riutilizzo apparentemente arbitrario del lessico dell'ornamentazione architettonica. L'interno risalta subito per il biancore quasi abbacinante degli intonaci e degli stucchi, realizzati secondo una formula, sembra, ritrovata dal Piranesi stesso. A navata unica con cappelle laterali, le soluzioni architettoniche e luminose si mostrano come l'estrema elaborazione del linguaggio borrominiano e culminano nell'intercapedine di luce dell'abside su cui si staglia in penombra la complicata costruzione geometrica dell'altar maggiore, che costituisce una tendenza, personalissima, verso i modi neoclassici. Accanto all'altar maggiore è il trono riservato al Gran Maestro. Nella navata,a destra, è il cenotafio del Piranesi stesso, mentre a sinistra è un altarolo reliquiario del IX secolo, pertinente alla prima fase della chiesa, trovato sotto l'altar maggiore durante le ristrutturazioni e qui collocato