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S. Lucia in Selci

Altra chiesa dell'Esquilino di antichissima origine, sorge su via in Selci, un tratto dell'ancor più antico percorso chiamato in età romana Argiletum, che dal Foro, passando nell'avvallamento tra Viminale ed Esquilino, e poi tra le due sommità di questo, il Cispio e l'Oppio, conduceva alla porta Esquilina delle mura Serviane. Qui iniziava la via Labicana, ora Casilina, per il Lazio meridionale e la Campania. Questa strada si conservò per tutto il medioevo, anzi, fino all'Ottocento e solo alla fine del XIX secolo fu sostituita dal percorso di via Cavour-via Giovanni Lanza che l'ha marginalizzata, rimanendo una delle strade più suggestive ed appartate della città, dove ancora rimane qualcosa dell'aria suburbana che conservò fino al 1880 circa. Il nome "In Selci" deriva dai grossi lastroni della strada. Fu istituita da papa Simmaco (498-514), vi furono poi annessi conventi di diversi ordini; quello attuale è un monastero di monache Agostiniane. La chiesa fu ricostruita da Carlo Maderno nel 1604 e restaurata dal Borromini nel 1637-38. L'attuale edificio del monastero è inserito in resti di edifici di età tardoromana ed altomedievale. Sulla sinistra dell'ingresso è ben visibile è ben visibile il prospetto di un edificio risalente al V secolo, forse una casa di abitazione, con un portico murato, tra pilastri di travertino, e finestre poi tamponate. E' un caso assai raro, in Roma, di conservazione dell'intera facciata di un edificio residenziale, come se ne possono vedere ad Ostia Antica. All'interno della chiesa, riccamente decorata, c'è da notare la cappella Landi, opera di Borromini del 1637-39, e, sul primo altare a destra, il Martirio di S. Lucia, opera di Giovanni Lanfranco. Più in basso, lungo la strada, la settecentesca chiesa dei SS. Gioacchino ed Anna.

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