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S. Isidoro

Ancora un altra delle chiese poco conosciute di Roma, che sorge in posizione appartata, al sommo dell'omonima scalinata che si diparte da via Vittorio Veneto, poco oltre la chiesa dei Cappuccini, sul lato opposto. Il sagrato giardino che la precede rende la sua posizione oltremodo suggestiva, e da un'idea di come potesse apparire l'intera zona fino alla fine dell'Ottocento, tra ville, giardini ed orti dei vari conventi, all'estremo margine dell'abitato. La santificazione, nel 1621, di Isidoro da Madrid, fu la premessa perchè un gruppo di francescani spagnoli, presto sostituiti da irlandesi, si stabilisse a Roma ed intraprendesse la costruzione della chiesa, su progetto di Antonio Casoni; proseguita da Domenico Castelli, fu terminata nel 1672, ma ebbe la facciata di gusto borrominiano, a stucchi, con portico e scalinata a doppia rampa, su disegno di Francesco Carlo Bizzaccheri (1704-1705). All'interno, le prime cappelle a destra e sinistra sono affrescate da Carlo Maratta; quella del transetto destro, della famiglia portoghese Da Sylva, nel 1661 fu ristrutturata su disegno delBernini. Sull'altare una pala del Maratta, alle pareti i ritratti funebri dei membri della famiglia Da Sylva e figure allegoriche, rilievi che tradizionalmente vengono attribuiti a Paolo Bernini, figlio di Gian Lorenzo, ma che secondo diversi critici tradiscono la mano di quest'ultimo. Nel convento, meritano uno sguardo, anche se molto trasformati, il chiostro spagnolo ed il chiostro di Wadding. Sulla sinistra della chiesa, il giardino dei frati di S. Isidoro è stato recentemente svuotato per ottenere nel terrapieno un parcheggio sotterraneo. Il giardino in superficie è stato ripristinato, ma un grande pino che dominava il paesaggio da questa parte è scomparso. Negli orti del convento, sulla destra, è sorta nel 1905 la Villa Maraini, ora sede dell'istituto Svizzero di cultura.

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