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S. Giovanni dei Fiorentini

E’ l’importantissima chiesa della «nazione» fiorentina in Roma, importante forse più per i significati storici e urbanistici a essa lega­ti che per valori d’arte, pure considerevoli. Nel 1508 fu deciso di erigere alla testata nord della nuovissima via Giulia un tempio dedicato a S. Giovanni Battista, patrono di Fi­renze, che viene da subito concepito con caratteri di particolare im­ponenza, nel quartiere più centrale della città, dove si concentrava la colonia fiorentina e dove papa Giulio II andava realizzando le sue iniziative per la creazione di una “nuova Roma”, quasi che po­tesse emulare quella antica. Nel 1519, sotto papa Leone X Medici, viene indetto un concorso cui partecipano tutti i più grandi architetti del momento, concorso vinto da Jacopo Sansovino, presto sostituito da Antonio da Sangal­lo il Giovane, che realizzò le fondazioni, dopodiché vi fu una lunga fase di stasi. Nel 1559 Michelangelo presentò un progetto per una chiesa a pianta circolare, a cui però non fu mai dato seguito. A partire dal 1583 i lavori furono ripresi da Giacomo Della Porta, che lavorò tenendo presente il progetto del Sansovino; seguì il Maderno che realizzò la cupola, completando la chiesa nel 1620. Mancava ancora la facciata, per la quale bisogna attendere un concorso sotto il fiorentino papa Clemente XII Corsini, vinto da Alessandro Gali­lei che finalmente la realizzò nel 1734. La facciata è in travertino a due ordini, con statue e rilievi di Fi­lippo Della Valle e Pietro Bracci; girando attorno alla chiesa, si possono ammirare le belle masse murarie del transetto, e dal lungo­tevere la cupola madernesca, popolarmente chiamata, per la sua forma assai allungata, «il confetto succhiato». L’interno, assai maestoso, è a tre navate, con cinque cappelle per lato e volta a botte, il pavimento è stato rifatto nel 1845. Nella prima cappella a destra, S. Vincenzo Ferrari, pala del Passignano (1599). Nell’adito che conduce alla sagrestia, un S. Giovannino, opera di Mino del Reame e i busti di Antonio Cepparelli e antonio Coppola, rispettivamente di Gianlorenzo e Pietro Bernini (1622 e 1614),  oltre a un busto di Clemente XIII, opera di Filippo Della Valle (1750). Nella quarta cappella, S. Girolamo che scrive la Vulgata, del Cigoli, la Costruzione di S. Giovanni mostrata da Michelangelo, del Passignano e S. Girolamo, di Santi di Tito. Segue il sepolcro della marchesa Calderini Pecori Riccardi, di Antonio Raggi (1655). Nel transetto destro, pala di Salvator Rosa (Martirio dei Ss. Cosma e Damiano, 1669), monumenti di monsignor Acciaioli, di Ercole Ferrata, e di monsignor Ottavio Corsini, di Alessandro Algardi (1659 e 1641). Nel pavimento del transetto lastra tombale di Carlo Maderno, dove è sepolto anche il Borromini, suo parente. L’altar maggiore, iniziato da Pietro da Cortona nel 1634, fu pro­seguito dal Borromini e completato nel 1676 da Ciro Ferri, col gruppo marmoreo del Battesimo di Cristo del Raggi (1669) e i mo­numenti funebri Falconieri, opera del Borromini. La cappella a sini­stra dell’altar maggiore è affrescata da Giovanni Lanfranco (1621-24). All’estremità della navata sinistra, bel monumento fune­bre del marchese Capponi, opera di Ferdinando Fuga (1746); nella quarta cappella sinistra, all’altare S. Francesco, di Santi di Tito, al­le pareti affreschi con Storie di S. Francesco, del Pomarancio, nella terza, Predicazione del Battista, del Naldini. Sopra la porta mag­giore ricchissimo organo dorato del Seicento. La testata nord di via Giulia è stata resa quasi irriconoscibile dal­le demolizioni deI 1938-1939 per l’apertura di via Acciaioli e soprat­tutto dalle mancate ricostruzioni, che hanno lasciato uno slargo in­forme, dove un tempo era lo sbocco su via Giulia di via Paola e dove, a destra della facciata della chiesa, si trovava l’ospedale dei Fiorentini, costruito nel 1606 dal Maderno, ora parzialmente sosti­tuito dal moderno edificio sede dell’omonima Arciconfraternita. Di fronte alla chiesa le quattrocentesche case dei Fiorentini.

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