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S. Gioacchino

Su piazza dei Quiriti si trova questa chiesa, la più importante di Prati, che spicca nel panorama romano per la sua discussa cupola in alluminio, traforata da stele di cristallo. Fu eretta per celebrare il giubileo sacerdotale di Leone XIII, tra il 1891 ed il 1898. Per sostenere le ingenti spese di costruzione contribuirono 27 nazioni cattoliche, 14 delle quali realizzarono all'interno della chiesa, altrettante cappelle a loro spese e ad esse dedicate. L'architettura è di Raffaele Ingami, sotto la guida dell'abate Antoine Brigidou, e lo stesso pontefice approvò il progetto, decidendo che la chiesa divenisse Centro internazionale dell'Adorazione Riparatrice a Gesù Sacramentato. Il forte carattere simbolico di questa chiesa spiega bene anche la sua sontuosità e la scelta di materiali vistosi, che a prima vista sembrerebbero stonare con l'impatto classicista della chiesa, come le cornici metalliche che coprono le terrazze e gli spioventi del tempio e riproducono lo stemma di papa Leone XIII, o il grande ostensorio, sempre in metallo, che corona la lanterna della cupola e ricorda la finalità della chiesa. Inoltre questa sorge al centro di quel quartiere "piemontese" dei Prati di Castello, voluto dalla sinistra anticlericale alla fine degli anni settanta del XIX secolo e la cui griglia stradale è studiata in modo da non offire mai una prospettiva sulla cupola di San Pietro. L'interno della chiesa è a tre navate, a croce latina, suddivise da colonne monolitiche di granito rosa con capitelli corinzi bronzei e matronei. Tutto l'insieme appare di grande sontuosità. La cupola si innalza traforata da una miriade di stelle su fondo turchino dalle quali filtra la luce esterna, al centro la colomba dello Spirito Santo. La zona presbiteriale è riccamente decorata di marmi.

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