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S. Eustachio

Centralissima chiesa, che da il nome al rione oltre che alla piazza dove si affaccia, e che costituisce, con gli edifici circostanti, uno dei "quadri" urbani più belli di Roma. La chiesa era appellata in origine "in platana", per la presenza di boschetti di platani che circondavano le terme di Agrippa e quelle Alessandrine. La leggenda di S. Eustachio, glorioso soldato e cacciatore che inseguendo un magnifico cervo vede risplendere alla fine tra le corna il Crocifisso, per cui abbraccia la nuova fede e finisce martirizzato, è assai celebre, e ricordata dalla figura del cervo col Crocifisso, che appare sul timpano della chiesa ed altrove, e che figura anche nello stemma del rione. La chiesa è ricordata come diacona fin dal pontificato di Gregorio II (715-731) e fu costruita sotto Celestino III (1191-1198). Di questo periodo è rimasto il campanile, a sinistra della facciata, arretrato, la cui parte basamentale è ancora più antica e che appare più squadrato e massiccio degli altri campanili romanici della città. Le bifore doppie, su ogni lato, sono parzialmente murate. Fatiscente, la chiesa fu ricostruita nel XVIII secoloin due tempi, dapprima portico e navata, dal 1701 al 1706, ad opera di Cesare Crovara e G.B. Contini, poi transetto ed abside, tra il 1724 ed il 1728, col contributo di Antonio Canevari, Nicola Salvi e Domenico Navone.

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