S. Agostino
La chiesa
Interno
Pilastro
La chiesa
Dopo S. Maria del Popolo questa è certo la chiesa quattrocentesca di Roma più interessante e ricca di opere d’arte. Il luogo fu donato agli Agostiniani nel 1286, e, a partire dal 1296, vi sorse una prima chiesa, in cui nel 1455 fu deposto il corpo di S. Monica. Una nuova, più maestosa chiesa, fu iniziata a costruire nel 1479, sotto il patrocinio del cardinale d’Estouteville, chiesa rapidamente completata nel 1483. Il progetto fu dovuto a Giacomo da Pietrasanta e Sebastiano Fiorentino. Grandemente arricchita tra Cinque e Seicento, subì un radicale intervento tra il 1756 e il 1761 a opera di Luigi Vanvitelli, che demolì, tra l’altro, la cupola rinascimentale, prima a essere realizzata in Roma, e abbassò il campanile; contestualmente fu ricostruito il convento e la annessa sagrestia. Nel 1856 Pietro Gagliardi realizzò la decorazione pittorica interna. La facciata, a due ordini con timpano triangolare, ricorda quella di S. Maria del Popolo, ed è preceduta da una scalinata. L’interno è a tre navate con volta a crociera e cinque cappelle per parte. Accanto alla porta centrale la Madonna del Parto, veneratissimo gruppo scultoreo della Vergine col Bambino opera di Jacopo Sansovino (1518); la devozione nei suoi confronti del popolo romano è testimoniata dagli innumerevoli ex-voto appesi alle pareti. Sul terzo pilastro sinistro della navata centrale, affresco di Raffaello San-zio raffigurante Il profeta Isaia, del 1512; sotto, il gruppo scultoreo di S. Anna, la Vergine e il Bambino, di Andrea Sansovino. Le altre pitture della navata, sono, come detto, opera ottocentesca del Gagliardi. Sul timpano della quarta cappella destra, Eterno Padre tra cherubini. di scuola del Pinturicchio (fine secolo XV); sull’altare della quinta, Crocifisso ligneo del primo Quattrocento, di fronte al quale si recava a pregare S. Filippo Neri. Da qui si accede alla bella sacrestia settecentesca, eseguita da Carlo Murena su progetto del Vanvitelli. Il transetto destro, cappella di S. Agostino, possiede una ricca decorazione marmorea. Sull’altare S. Agostino tra S. Giovanni Battista e S. Paolo primo eremita, del Guercino. Altar maggiore su disegno del Bernini, del 1627, con colonne di marino nero, dove è conservata una preziosa Vergine col Bambino, probabile opera italiana di stile bizantineggiante del XIV secolo. Il tabernacolo è intarsiato di pietre rare delle Indie. A sinistra la cappella di S. Monica, madre di S. Agostino, le cui reliquie sono conservate nell’urna di marmo verde antico sotto la mensa d’altare; il sarcofago precedente, sulla sinistra, è opera di Isaia da Pisa. Nella adiacente cappella Bongiovanni, la pala d’altare, le tele alle pareti e gli affreschi sono opera di Giovanni Lanfranco. Nel transetto sinistro, cappella di S. Tommaso di Villanova, ricca sistemazione dovuta a Giovanni Maria Baratta (1660-1669), con sculture di Melchiorre Cafà ed Ercole Ferrata. Infine la prima cappella sinistra, della Madonna dei Pellegrini, dove all’altar maggiore è la celeberrima omonima pala del Caravaggio, eseguita nel 1604, uno dei massimi capolavori dell’artista, e che suscitò grande scandalo per il suo carattere «sconveniente». A destra della chiesa si estende il grande complesso del convento degli Agostiniani, ricostruito — come detto — a opera del Vanvitelli a partire dal 1746 su di un precedente convento seicentesco, di cui è rimasta la parte che affaccia su via dei Pianellari. La costruzione, che presenta un bellissimo atrio rettangolare su via della Scrofa, conserva ancora diversi ambienti settecenteschi al piano nobile. L’edificio è attualmente sede dell’Avvocatura Generale dello Stato. La parte del convento che si affaccia su piazza S. Agostino ospita invece la Biblioteca Angelica, fondata nel 1614 daI vescovo agostiniano Angelo Rocca, specializzata in letteratura e filologia, il cui salone fu progettato dal Borromini e poi modificato dal Vanvitelli.