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Ponte Regina Margherita

Quando si arriva, lungo la sponda, ad un punto del Tevere dove sono attraccati i galleggianti della "Tevere Remo" e dei "Rari Nantes", luoghi d'incontro di tanti, tantissimi fiumaroli romani, ci si ritrova sotto le arcate del ponte dedicato alla Regina Margherita, prima sovrana d'Italia, "bella di viso e grande di cuore". La divisione idraulica dell'Ufficio tecnico municipale, sotto la direzione dell'architetto Vescovali, ebbe la responsabilità di redigere un progetto per la realizzazione del ponte. Un anno durarono i lavori delle fondazioni, iniziati nel 1886, mentre la sopraelevazione fu completata tra il 1889 ed il 1891. Il ponte fu iniziato sul finire di quella crisi edilizia che trasformò il terreno del quartiere Prati, troppo frettolosamente invaso dalla speculazione ove abbondavano scavi e murature di fondazioni abbandonati. Con felice posizione in asse con la principale arteria di quel quartiere il nuovo ponte creava un'immediata comunicazione con la piazza del Popolo, cui concorrevano urgenti correnti di traffico interne ed esterne alla città. Il progetto fu redatto dall'architetto Vescovali e le fondazioni, furono opera dell'Impresa Fives Lille. Questo ponte costruito in epoca moderna su Tevere urbano non potè beneficiare di esperienze precedenti, il che portò ad assegnare superfici di appoggio non troppo abbondanti, per le pile, in rapporto alla resistenza del terreno e al peso della struttura che aveva forte di percentuale di pietra da taglio. A costruzione ultimata si ebbero quindi notevoli assestamenti che peraltro non pregiudicarono la stabilità dell'opera. L'apertura al pubblico pose il punto fermo all'uso della barca con cui il non plus ultra dei traghettatori, Toto er Bigio, faceva raggiungere ai buongustai, dalla Passeggiata di Ripetta, i Prati di Castello, dove si poteva godere la vera cucina romana, al fresco di una incannucciata o di una vigna. La barca di Toto, piatta sul fondo e con prua e poppa uguali, faceva avanti e indietro, assicurata ad una fune tesa fra le due sponde e spinta da una pertica. Sulla Strenna dei Romanisti del 1964 si scriveva: Fin dagli inizi del '500 si cercò in corrispondenza dei traghetti di neutralizzare l'effetto della corrente del fiume mediante un canapo teso tra le due rive. Lungo tale canapo scorreva una corda cui era legata la "barchetta" che pertanto compiva un percorso costante, senza deviazioni o spostamenti longitudinali. Il natante era coperto da un tendone per riparare i passeggeri dal sole e dalla pioggia. Il barcaiolo lo muoveva lungo il so percorso obbligato aiutandosi con il timone o con un lungo remo come i gondolieri veneziani. Più tardi al tendone si sostituì una vera e propria cabina in legno con tetto a duplice spiovente; è questa la "barchetta" che ricorda il Belli nel sonetto "Er diluvio universale" paragonandola all'arca di Noè. Dai parapetti di ponte Regina Margherita si lanciavano spesso gli stanchi della vita, per finire nei gorghi del fiume. Si tramanda che il primo suicida fu lo stesso capomastro che aveva dato il proprio apporto alla costruzione del ponte.

Lunghezza: 103,10 m.

 

Larghezza: 20,95 m.

 

3 arcate in muratura

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