Ponte Matteotti
Lo scopo della costruzione di questo ponte è da ricercare nell'utilità che ne avrebbe ricavato, suo tramite, il collegamento del rione Parti con il quartiere Flaminio. Una necessità quindi che nel 1917 il Comune di Roma avrebbe dovuto soddisfare. Purtroppo però quello era un periodo burrascoso per le finanze pubbliche a causa della guerra ancora in atto. La costruzione subì un rinvio di tre anni, poi finalmente nel 1920 venne bandito un concorso che ebbe il suo effetto positivo: 34 architetti si sentirono in grado di partecipare presentando 44 possibili soluzioni. Fra tutti, la scelta cadde su quella dell'architetto Augusto Antonelli, contrassegnata dal motto "Aurea Simplicitas". Data la posizione del ponte in asse con viale delle Milizie, in un primo momento si decise una denominazione logica, quale appunto quella di "Ponte delle Milizie". Ma ben altri ostacoli non permisero ai responsabili di portare avanti i lavori della costruzione, per cui il problema della denominazione da attribuire all'opera passò in secondo ordine. Tuttavia le difficoltà furono azzerate grazie all'intervento dello Stato che si addossò l'onere della spesa. Così nel 1924 il cantiere si mise in movimento in forma ufficiale, ma solo nel 1926 furono iniziate le opere di fondazione. Il distacco dei due anni fu dovuto ai fatti politici derivati dall'avvento del Fascismo, Fu infatti il 10 giugno del 1924 che il deputato socialista Giacomo Matteotti cadde violentemente nelle mani di ignoti, vittima di un'azione punitiva per essersi dichiarato apertamente, in seno alla camera, deciso accusatore del Fascismo. Fu un atto di coraggio del deputato che decretò la sua fine, ma, anche se per breve tempo, fu capace di far vacillare la spavalda baldanza dei nuovi detentori delle sorti del paese.
I lavori furono ripresi e portati a termine nel 1929, così che l'inaugurazione ufficiale potè avere luogo il giorno del Natale di Roma, 21 aprile, dello stesso anno. In quel momento storico e politico così particolare, il ponte fu, ovviamente chiamato "ponte Littorio", in onore al simbolo del regime. Ma tale denominazione era destinata a non durare. Con la caduta del Fascismo non si tollerò più quanto ancora potesse ricordarlo in simboli e denominazioni. Il ponte del Littorio pertanto, non avendo più ragione di chiamarsi così, acquistò il nuovo titolo, ponte Matteotti, in memoria del deputato socialista, scomparso proprio nei pressi del ponte stesso e ritrovato cadavere, dopo due mesi, a 20 chilometri da Roma. Le fondazioni ad aria compressa furono affidate all'impresa Vitali, per una spesa di 650.000 lire, mentre alla sopraelevazione pensò l'impresa Allegri e la relativa spesa fu di 6.200.000 lire. Il pilota Francesco De Pinedo il 7 novembre 1925 scese con il suo piccolo idrovolante sulle acque del Tevere nei pressi del punto dove due anni dopo venne eretto il ponte. Con tale ammaraggio sul fiume si concludeva la crociera atlantica che aveva portato De Pinedo in Australia e Giappone. Egli stesso così scrisse: "Sabato 7 novembre alle ore 3 del pomeriggio, Gennariello prendeva acqua dal Tevere, altezza di ponte Ripetta, acclamato da un'immensa moltitudine che si affollava sui ponti e i parapetti come sulle scale di un antico circo romano. La mia crociera di 55.000 chilometri era finita..."
Lunghezza: 138,60 m.
Larghezza: 20,1 m.
3 arcate in muratura