Fontana di Porta Furba
Indirizzo
V. di Porta Furba
Zona
Tuscolano
Autore
G. Fontana (1586)
Committente
Sisto V - Clemente XII
Acqua
Felice
Particolare
E' abbastanza inconsueto trovare grandi fontane al di là delle mura Aureliane. Imbattersi in questa grande fontana marmorea addossata a ciò che rimane dell'imponente acquedotto Felice è senz'altro di grande effetto. E' interessante la descrizione che fa il Mastrigli nel 1927 della zona in cui si trova la fontana e soprattutto dei pericoli a cui era soggetta. Ne auspicava quindi una tempestiva salvaguardia, magari includendola in un parco archeologico. Effettivamente i suoi timori non erano infondati, in quanto oggi le case sono ormai arrivate a ridosso delle mura, utilizzandole come muro di sostegno per abitazioni, autorimesse, addirittura negozi di vario genere. Dall'acquedotto che condusse l'opulenta vena d'acqua di Pantano, la fontana non gode più alcun beneficio, rimanendo quasi sempre a secco. La storia ci riporta al pontificato di Sisto V, il grande papa urbanista, che portò l'acqua dalla zona di Pantano, sulla Casilina, a Roma, mediante un acquedotto che si chiamò Felice (dal suo nome: Felice Peretti). Di ciò rimane testimonianza nell'epigrafe posta su porta Furba, nella quale si legge che l'opera fu compiuta a soli due anni dalla sua elezione a pontefice. Egli si avvalse inoltre di esperti quali Matteo Bartolami, Giovanni Fontana e l'Ammannati.
L'acqua saziò la sete dei romani, ma per la verità risolse un problema molto sentito dal pontefice: quella di rifornire d'acqua villa Peretti Montalto (oggi scomparsa), che era la sua dimora privata. Per commemorare l'avvenimento, fece progettare e costruire tre fontane: la mostra vera e propria in piazza S. Bernardo, una in S. Lorenzo e, la terza, quella di Porta Furba, l'unica della quale rimanga una testimonianza iconografica settecentesca o ottocentesca. Quella che vediamo però, non è la fontana di Sisto V, ma di Clemente XII, fatta realizzare forse dal Vanvitelli: un mascherone dai caratteri somatici grotteschi ed ali di pipistrello, versa acqua in una valva di conchiglia da cui si raccoglie nella vasca sottostante attraversando due fistole laterali. Sarebbe comunque più giusto usare il condizionale perchè l'acqua non c'è. La vasca marmorea ha sobrie ed eleganti linee ed è sollevata dal livello stradale da una rampa di gradini in marmo. Marmoreo è anche lo sfondo, formato da una serie di lastre che creano una sorta di lesenatura dagli spigoli esterni. A coronamento vi è una cornice sagomata ad arco centinato in cui è posto lo stemma di papa Corsini e un'epigrafe:
CLEMENS PAPA XII
FONTEM AQVAE FELICIS
IAM DTV COLLAPSUM
PVBLICAE RESTITVIT COMMODITATI
FELICE PASSERINO C.A.C
ET AQVARVM PRAESIDE
ANNO DOMINI MDCCXXXIIII
E' visibile chiaramente, in una stampa antica, lo scenario che faceva da sfondo alla fontana,ma l'urbanizzazione ha via via sottratto il terreno circostante relegando in un angolo di strada la splendida fontana. Una curiosità è infine degna di menzione: "Furba", deriverebbe dall'appellativo degli abituali frequentatori della zona, per lo più briganti e malandrini, che furbescamente depredavano i pellegrini diretti a Roma. Per alcuni questa versione non è esatta. Secondo Pocino infatti, deriverebbe dal latino "Forma", acquedotto.