Fontana della Navicella
Indirizzo
V. della Navicella
Zona
rione Celio - Monti
Autore
A. Sansovino (1518)
Committente
Leone X Medici
Acqua
Felice
Alla sommità del Celio sorge la chiesa di S. Maria in Domnica, conosciuta anche come S. Maria della Navicella o Navicula. Questa denominazione deriva dalla caratteristica fontana posta di fronte alla facciata. Non è stato ancora accertato se la navicella attuale sia di epoca romana o sia stata realizzata in epoca successiva. Resta comunque il fatto che la fontana è di squisita fattura ed originalità. Nei pressi del Colosseo fu rinvenuta una piccola nave di pietra sulla cui provenienza sono state fatte diverse ipotesi. La più probabile è quella di un ex voto donato alla dea Iside (protettrice dei naviganti), dai marinai della flotta di capo Miseno, addetti ad azionare il "velarium" (il grande tendone che copriva l'anfiteatro Flavio). Un'altra ipotesi è che l'ex voto sia stato voluto da quei marinai che alloggiavano nei vicini "castra peregrinorum" (alloggi dei militari di passaggio), giunti a Roma per ringraziare la dea stessa dopo uno scampato naufragio. E' probabile che lo stato in cui fu rinvenuta la navicella fosse tale da non poterne fare un adeguato restauro, così se ne eseguì una copia. Il cardinale Giovanni de' Medici, prima ancora di salire al soglio pontificio col nome di Leone X, affidò l'incarico di restaurare la chiesa paleocristiana al Sansovino. Questi nei primi anni del cinquecento progettò anche il porticato rinascimentale e, come gli era stato richiesto dal cardinale, restaurò la fontana. Un tempo la nave volgeva la prua verso il porticato ed era posta su di un basamento in travertino su cui comparivano lo stemma della famiglia Medici e un'epigrafe celebrativa di papa Leone X. Nel XIX secolo, in seguito ad un nuovo restauro, la fontana venne orientata nella posizione attuale e posta con l'asse longitudinale parallelo al porticato e la prua rivolta verso il centro storico della città. La nave di pietra fu collocata nel centro di una vasca ovale in travertino, nella quale si raccoglie l'acqua. La nave è una miniatura di un'antica galera romana, sollevata sul dado marmoreo e appoggiata su due scalmi che seguono la curvatura dello scafo. Da notare la linea di galleggiamento, che divide la chiglia dalle murate su cui aggetta il ponte con un corrimano sostenuto da nove mensole fra le quali si aprono altrettanti boccaporti. Sul rostro della prua è scolpita una figura mitologica simile ad un cinghiale dallo sguardo sanguinolento ed aggressivo, adatto perfettamente ad intimorire gli avversari. Nella parte posteriore si delinea l'elegante e snella sagoma del castello di poppa. Uno zampillo si innalza dal ponte centrale; l'acqua fuoriesce dai ponti laterali, scende lungo le murate e il basamento e confluisce nella piscina sottostante.