Fontana Cairoli
Indirizzo
P.zza Cairoli
Zona
rione Regola e S. Eustachio
Autore
Ed. Andrè (1870)
Committente
SPQR
Acqua
Paola
Un piazzale ghiaioso, qualche platano, una palma unica superstite di un inverno assai poco clemente, cartaccia e lattine sparse all’intorno; sullo sfondo s’intravede la facciata di San Carlo ai Catinari opera del Soria, ma lo sguardo fugge lassù in alto, alla cupola, architettura del Rosati: questo è l’habitat naturale della fontana di piazza Benedetto Cairoli, uno slargo lungo la rumorosa via Arenula, che dovrebbe essere un oasi di pace e di riposo, un luogo dove sostare, ma che invece suscita tutt’altra impressione; ossessionata dal traffico incessante, dallo smog, assediata dalla sporcizia, dall’incuria. Il Mastrigli nel 1927 non ne dovette avere un’impressione migliore, tanto da definirlo luogo “ poco frequentato e piuttosto malinconico”, per di più “ mancante dei requisiti più importanti per un pubblico giardino “. La fontana riesce comunque a sopravvivere ad un capo del giardino, mentre, simmetricamente, sul lato opposto, si scorge il monumento a Federico Sismit-Doda. La vasca è un quadrato lievemente smussato ai quattro angoli; al centro si elevano due catini di grandezze diverse: il catino più piccolo è posto più in alto, è sorretto da un pilastro snello centinato da quale si eleva un getto d’acqua che si va a raccogliere nel catino sottostante. Quest’ultimo più grande del precedente, è sorretto da un robusto pilastro adornato originariamente da delfini bronzei di cui ben poca traccia rimane sul supporto granitico; anche da questo catino l’acqua trabocca in un fitto velo lungo l’intera circonferenza, irrorando la vasca ottagonale. E’ molto probabile che la composizione sia coeva alla realizzazione della piazza e che sia stata voluta dalla medesima amministrazione comunale all’alba dell’unità d’Italia e realizzata da un certo Ed. Andrè, la cui sigla compare in un angolo della vasca ottagonale. Pur non potendola considerare espressione di rilevanza artistica, questa fontana è una delle poche espressioni dell’epoca compresa fra il 1870 ed i primi del Novecento, in materia di arredo urbano.