Curiosità toponomastiche 4
Cominciamo con il parlare della strada degli antiquari: via dei Coronari, che collega via delle Coppelle, via del Collegio Capranica e via della Colonna. Aperta da Sisto V alla fine del Quattrocento, fu la prima via diritta di Roma, tanto che fu detta "recta". Era anche la via più rapida per arrivare a San Pietro ed era quindi un viavai di fedeli e pellegrini. Per questa ragione aprirono bottega su questa strada i "padernostrari", vale a dire i venditori di corone e immagini sacre, detti anche "coronari". In questa strada, al civico 122, per lungo tempo si pensò che avesse abitato Raffaello, ma è un falso storico. All'angolo con vicolo degli Orsini c'è una 'madonnella' (un'edicola sacra) detta "Immagine di Ponte", realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane e commissionata da un certo Alberto Serra da Monteferrato, funzionario della Curia. Costui è rimasto famoso per il modo in cui è morto, esempio di sfortuna: fu catturato dai Lanzichenecchi durante il sacco di Roma nel 1527; riuscì quasi miracolosamente a fuggire (raramente i Lanzichenecchi facevano prigionieri) rifugiandosi dentro Castel Sant'Angelo; ma, appena varcata la soglia della fortezza, fu stroncato da un infarto. Altro rettifilo è via Giulia, lunga più di un chilometro e aperta da Giulio II che le impose il suo nome. La strada in parte già esisteva e si chiamava "via Magistralis", ma l'attuale via Giulia è opera del Bramante che, per non smentire il soprannome di "Mastro Ruinante", abbatté edifici da ambedue i lati della via. Molte le curiosità legate alla strada: popolare era la fontana del Mascherone (una grossa maschera con la bocca aperta, d'epoca romana), dalla quale, durante le feste organizzate dai Farnese, usciva vino offerto a tutti i passanti. La chiesa di San Biagio degli Armeni, così detta perché è officiata dal clero armeno, è popolarmente nota come San Biagio "della pagnotta". Durante la festa del santo, il 3 febbraio, venivano offerte (ma la consuetudine è tuttora in voga) ai fedeli piccole pagnotte benedette "efficacissime contro tante specie di mali". Sulla stessa via sorge Santa Maria dell'Orazione e Morte, la chiesa della Compagnia della Morte. La confraternita aveva il pietoso compito di raccogliere i cadaveri abbandonati, rimasti senza sepoltura, specialmente in campagna, e di inumarli nei grandi ambienti sotterranei della chiesa. Oggi del cimitero 'underground' resta un solo locale, nel quale sono disposti i teschi con sopra cartellini, scritti a mano, che distinguono tra "morti affogati" e "morti in campagna".