Il Presepe a Roma
Il presepe o presepio, dal latino 'praesepium' (mangiatoia), ebbe ampia diffusione a Roma dal Cinquecento, quando in ogni chiesa comparvero regolarmente le rappresentazioni della Natività. In realtà, l'uso di inscenare la venuta al mondo di Gesù è più antico: prime testimonianze si hanno già nel III secolo, nelle effigi del cimitero di Sant'Agnese e nelle catacombe di Pietro, Marcellino e Domitilla. Per non dire delle sacre rappresentazioni del Medioevo. Poi arriva il presepe vivente di San Francesco (Greccio, 1223). Qualche decennio dopo, nel 1280, Arnolfio di Cambio scolpisce il primo presepe inanimato: ne sopravvivono le sole statue dei Magi, di San Giuseppe, del bue e dell'asinello, conservate in Santa Maria Maggiore sotto la Cappella Sistina. Nella stessa basilica si trova anche una straordinaria reliquia: un'antica mangiatoia, tradizionalmente ritenuta il vero giaciglio che avrebbe accolto Gesù nella stalla di Betlemme. Ma fu all'inizio dell'Ottocento che il presepe natalizio entrò nelle case private, oltre che nelle chiese e nei conventi. Le grandi famiglie romane facevano allora a gara per esibire le statuine disegnate dai più celebri artisti. Qualche nobile ammetteva il popolo a visitare il proprio presepe, con tanto di zampognari che creavano l'atmosfera accanto alla scena. Il segno dell' 'apertura al pubblico' era una corona di mortella sul portone. Il più celebre presepe 'nobile' era quello della famiglia Forti, realizzato ogni anno sulla sommità della torre degli Anguillara (oggi scomparsa), che dominava la cosiddetta Casa di Dante a piazza Sonnino. Per i più modesti presepi del volgo, invece, c'erano le semplici statuette e gli ornamenti fabbricati dalle fornaci di Santa Maria delle Coppelle; o quelli venduti alla fiera che si teneva in piazza Sant'Eustachio prima di Natale, la San Gregorio Armeno di Roma. Le statuine di terracotta (più raramente erano di marmo o legno) erano comunemente dette 'pupazzi' o 'pupazzetti', e 'pupazzari' erano gli artigiani che le facevano. Anche il padre di Bartolomeo Pinelli, quello delle celebri scene romane, costruiva statuette e la sua bottega aveva grande notorietà. In vicolo del Cinque, a Trastevere, erano le fornaci della famiglia Sgarzini, una delle poche famiglie romane di figurinai, che costruì i 'pupazzetti' fin oltre il1944. Le principali caratteristiche del presepe romano sono due: una maggiore linearità - un'impronta a suo modo 'classicheggiante' - rispetto a quello napoletano; e il forte riferimento visivo al paesaggio urbano e agreste della Roma di allora: grotte di sughero per simulare il tufo, casolari e locande, pastori e greggi della campagna romana, Betlemme come un rione capitolino, archi, rovine e acquedotti.