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La leggenda di S. Alessio

Tra le chiese più interessanti di Roma è sicuramente Sant'Alessio sull'Aventino. La chiesa risale al IV secolo, quando fu dedicata a San Bonifacio. Fu solo nel 977 che il titolo si estese anche a Sant'Alessio. In poco tempo, il nome del secondo 'intestatario' divenne predominante e si estese alla via e alla piazza di fronte. All'origine della nuova intitolazione fu il luogo dove sorgeva la chiesa: lì era la casa del santo e, successivamente, si era costituito un cenobio di monaci provenienti da Damasco, fautori del suo culto. Cenobio che, sorta la chiesa, si insediò nel convento annesso. La memoria di questo santo romano è stata ufficialmente cancellata dal calendario della Chiesa, ma il ricordo delle sue vicende terrene ne ha mantenuto vivo il culto per secoli: la storia del santo fu affrescata sui muri della basilica di San Clemente, cantata da menestrelli, messa in versi da poeti, musicata nel 1634 da Stefano Lando su libretto del cardinal Rospigliosi (il futuro Clemente IX). La leggenda inizia da un mancato matrimonio: Alessio, vissuto nel V secolo, figlio del senatore Eufemiano e della nobildonna Aglae, nel giorno delle sue nozze con una ricca ragazza romana comprende di non essere tagliato per la vita matrimoniale. Dopo un colloquio chiarificatore con la futura sposa, abbandona la bella casa paterna per andarsene ramingo per il mondo, vestito di un solo saio e dedito alla penitenza. Arriva in Palestina dove vive d'elemosina. Poi, dopo molti anni, decide di tornare a Roma. Bussa alla casa paterna, ma - emaciato com'è, con la barba lunga e coperto di stracci - non viene riconosciuto. Creduto un pellegrino, gli viene offerto di alloggiare in un sottoscala del palazzo. Là vive diciassette anni adibito ai lavori più umili, nutrendosi della carità paterna e bevendo l'acqua di un vicino pozzo, ancora oggi in piena efficienza nel cortile della chiesa. La sua vera identità fu svelata da una lettera al padre solo quando Alessio morì. Il papa e l'imperatore videro in lui "l'uomo di Dio" e lo venerarono. Si racconta che le campane di Roma, senza che nessuno le toccasse, si misero a suonare e che nel palazzo si sparsero paradisiaci effluvi. La scala, che fu il tetto del santo per lunghi anni, è conservata in una grande teca di vetro nella chiesa. Nella tradizione romana, Alessio è il santo deputato a fornire i numeri da giocare al lotto. Per ottenere i numeri, chi si rivolge ad Alessio deve pregare nove giorni e vegliare sulle scale di casa, in ricordo della mortificazione scelta dal santo.

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