Campane e Campanili
Con le sue innumerevoli chiese (di cui 48 con il titolo di basilica), a Roma le campane non mancano - ma, grazie ad una disposizione ecclesiastica che ne vieta l’uso prima delle sette del mattino, il sonno è salvo - . In passato, quando la città era meno rumorosa e il termine ‘inquinamento acustico’ era di là da venir coniato, le campane erano la colonna sonora della vita di ogni giorno. Erano anche il mezzo più rapido e diffuso per comunicare eventi più o meno fausti: elezioni e morti di papi, chiamata alle armi per difendere la città in caso di invasione nemica, pestilenze. La gente ne riconosceva la ‘voce’ e, con essa, la mano del campanaro. I romani affibbiavano connotazioni evocative ai timbri delle diverse campane: la campana grande di Santa Maria Maggiore, ad esempio, sembrava loro che annunciasse un gustoso piatto ad ogni tiro di corda: "avemo fatto li facioli, avemo fatto li facioli". Affamato interveniva il campanone di San Giovanni: "co’ che? co’ che?". Rispondeva una campanella della vicina Santa Croce in Gerusalemme: "co’ le cotichelle, co’ le cotichelle". E l’immaginazione si scatenava sempre in campo mangereccio, data la fame cronica del popolo. Non si salvava dunque la campana di Santa Maria in Trastevere, il cui scampanio era interpretato come se la campana domandasse: "’ndò se magna la pulenta ? ‘ndò se magna la pulenta?" E il campanone di San Pietro rispondeva col suo vocione: "in Borgo, in Borgo, in Borgo". E passiamo ai campanili. Tra loro (tanti quante le chiese), il record del più piccolo lo detiene quello della chiesetta di San Benedetto in Piscinula a Trastevere, che deve il suo nome all’antica piscina di una ‘domus’ romana che sorgeva sul posto. Campana e campanile risalgono al 1069 e scamparono miracolosamente al sacco di Roberto il Guiscardo che razziò tutte le campane di Roma. Il più antico di tutti, di cui si abbia notizia, è quello della prima basilica di San Pietro, poi demolito: fu eretto nel 752 e rifatto nel tredicesimo secolo. Tra i superstiti, antichissimo quello a torre della chiesa dei
Santi Quattro Coronati, del XII secolo. Tornando alle campane, non si può tacere della Patarina, la celebre campana della torre che svetta sul Campidoglio. Fu tolta ai viterbesi nel corso del Medioevo. E’ per eccellenza la campana civica e ancora oggi fa sentire la sua voce nelle più solenni occasioni laiche: il Natale di Roma e l’elezione del sindaco.