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Ponte Vittorio Emanuele II

I prati di Castello, subito dopo la breccia di Porta Pia, ebbero con l'incremento della popolazione uno sviluppo della speculazione edilizia così intenso che il ponte Elio si rese assolutamente insufficiente per collegare le nuove aree con il centro storico. La costruzione quindi di un nuovo ponte fu sentita estremamente urgente e necessaria. Nell'attesa intanto di un'opera stabile e definitiva, fu gettato un ponte di ferro per una permanenza provvisoria (in realtà il ponte durò 20 anni), a breve distanza dal punto dove poi sarebbe sorto quello nuovo.

Nel 1886 alla giunta Municipale fu sottoposto dall'architetto Vescovali il progetto di un ponte da realizzare totalmente in ferro, composto di una arcata e avente la lunghezza di 100 metri. La proposta, una volta esaminata, non ebbe la necessaria approvazione, per cui la commissione tecnica ritenne più opportuno far costruire un ponte in muratura, su progetto dell'ingegnere Ennio De Rossi. I lavori si protrassero con molta lentezza per 25 anni, fino al 1911, quando il 5 giugno si potè procedere alla cerimonia di inaugurazione, proprio in tempo per i festeggiamenti del cinquantesimo anniversario della proclamazione del regno d'Italia.

Una caratteristica del ponte sta nella presenza sulle pile dell'arco centrale di quattro gruppi marmorei simboleggianti "l'Unità d'Italia", "la Libertà", "l'Oppressione vinta" e "la Fedeltà allo Statuto".

I due imbocchi del ponte sono ornati ciascuno da due colonne su cui poggiano le rappresentazioni in bronzo della Vittoria alata.

Il rivestimento del ponte richiese 5000 metri cubi di travertino. La spesa per le fondazioni della spalla sinistra ammontò a 400.000 lire. Il resto dei lavori per la sopraelevazione, i gruppi e le statue bronzee vennero a costare 3.687.000 lire. L'apertura al traffico del ponte Vittorio Emanuele II decretò la fine del ponte di ferro provvisorio.

Lunghezza: 108.75 m.

 

Larghezza: 20 m.

 

3 arcate in muratura

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