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All Saints

La sezione delle chiese sette-ottocentesche si apre con una chiesa certo anomala, pure nel panorama eclettico dell'architettura romana, per due motivi, lo stile neogotico e la confessione anglicana cui appartiene.

La chiesa evangelica inglese d'Ognissanti, questo il suo nome completo, è uno degli esempi più interessanti dei luoghi di culto non cattolici che dilagano in Roma dopo l'unione della città al Regno d'Italia nel 1870, conseguenza del clima di libertà religiosa, mentre in precedenza nella Roma papale i pur numerosi residenti stranieri di altra confessione potevano professare la loro fede solo in ambienti semiprivati, al di fuori delle mura della città. Gli edifici di culto delle varie chiese protestanti costruiti alla fine dell'ottocento ed ai primo del novecento appaiono spesso sproporzionati per dimensioni e numero rispetto alle effettive consistenze delle comunità straniere in Roma, ma il motivo risiede nell'esigenza di affermazione della propria presenza nella città del papato. La chiesa di All Saints sorge nel 1882 ad opera dell'architetto inglese George S. Street, autore anche della chiesa di San Paolo in via Nazionale e, per lo stile, si inserisce in pieno nelle tematiche del "Gothic Revival", che da tempo si erano affermate in Inghilterra. Lo Street fu il maestro di William Morris ed Edward Burne-Jones, esponenti del movimento preraffaellita, che, sulla scia dell'insegnamento di John Ruskin, rivalutava la tradizione tecnico-artistica del medioevo e la cura artigianale dell'esecuzione, tutte qualità ben riscontrabili in questa chiesa, a partire dalla modulazione della cortina esterna di mattoni per passare poi all'interno, con le accurate rifiniture di materiali.. notare i mosaici del catino absidale, su disegno di Burne-Jones, e lo zoccolo in mattonelle di ceramica, disegnato da Morris. Un atmosfera complessiva che contrasta assai con quella barocca di via del Babuino.

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